Gesuiti: Isis non è Islam. Contro terrore dialogo tra religioni
Roma, 16 apr. (askanews) – “L’imponente manifestazione dell’11
gennaio a Parigi è destinato a seguire un prima e un dopo. Per
l’occidente la libertà di espressione si fonda solamente nella
“libertà” assoluta o si definisce anche in relazione ai principi
di uguaglianza e fraternità? Dopo aver precisato i significati di
laicità e di di integrazione, davanti al terrorismo
fondamentalista islamico non ci si deve dividere tra uomini
religiosi e non, tra cristiani e islamici, o tra credenti e non
credenti, ma tra esseri morali e non, tra coloro che si fanno
carico della dimensione della fraternità e coloro che la
rifiutano, perché un futuro di pace si da solo nella convivenza”.
Ad affermarlo è la rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica in un
articolo dal titolo “Laicità e fede: diritto di espressione” a
firma del padre Francesco Occhetta.
Senza timori di incomprensioni e polemiche padre Occhetta muove
dalla definizione di una realtà fatta di attentati, uccisioni
brutali e torture a danno di cristiani ad opera di sedicenti
islamici. In proposito, dopo un impressionante calendario di
sangue dall’inizio dell’anno ad oggi, p. Occhetta avverte che “è
importante, nei momenti storici in cui l’istinto potrebbe
prevalere sulla ragione, non criminalizzare genericamente gli
immigrati, i musulmani o in generale tutto ciò che rappresenta
‘il diverso’. L’Isis non è l’islam. Lo scontro in atto non è tra
religioni”.(Segue)
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Gesuiti: Isis non è Islam. Contro terrore dialogo tra religioni -2-
Roma, 16 apr. (askanews) – Quale riferimento avere nelle nostre
società per non cadere nel puro istinto e in un integralismo di
reazione? La rivista dei gesuiti propone di fare leva sul “senso
della laicità nello spazio pubblico”. Non una laicità che si
impone e si sovrappone alle realtà sociali e religiose del paese,
ma una laicità che “opera come medium” che deve essere accettato
e riconosciuto dal pluralismo sociale e in particolare dal
“pluralismo confessionale e culturale delle religioni che
favorisce un clima di dialogo fra credenti e fra credenti e non
credenti”. E’ in questo principio che p. Occhetta individua “il
primo passo che richiede il coraggio laico di aprirsi
all’ampiezza totale della religione”.
Nella condivisione della rete delle regole del pluralismo sociale
e del rispetto reciproco dei valori si può dunque affermare una
laicità culturale “non in una chiave ideologica ma come metodo”.
Per fare questo secondo i gesuiti fondamentale è che “le
religioni si incontrino, si ascoltino, si parlino per evitare che
una loro possibile chiusura fomenti il fondamentalismo o
consolidi identità nazionalistiche ed egoistiche”.
Ciò chiarito p. Occhetta affronta il problema dell’informazione e
quindi della libertà di espressione e della satira. Anzitutto,
sottolinea che “non è la stessa cosa scrivere un articolo di
giornale attribuendo cose inesatte a un ministro di culto, oppure
disegnare una vignetta equivalente su un giornale satirico”. “Il
limite -afferma Occhetta- dipende dal modo in cui la satira si
presenta ed è recepita: un conto è una pubblicazione su una
rivista o un sito notoriamente provocatori, un altro è una
vignetta molto dura che attribuisce cose sbagliate o imprecise su
un quotidiano di informazione, collocata accanto a notizie
vere”.
In sostanza è cruciale un chiarimento sul concetto di libertà di
espressione: una libertà totale, incontrollata e comunque o
responsabile e rispettosa dei diritti e dei valori degli altri?
Occhetta propone di non disgiungere il principio di libertà da
quelli di uguaglianza e fraternità che sono alla base delle
democrazie moderne. Per quanto riguarda l’informazione “è quindi
necessario -sostiene Occhetta- chiarire il termine ‘libertà di
espressione’, per non svuotare la parola dal suo significato; è
utile precisare libertà ‘di’ cosa e ‘da’ cosa e se è ‘libertà da’
(svincolata dal diritto) o ‘libertà per’ (l’altro)”.
In altre parole, conclude Occhetta citando Emanuel Kant, “la
maturità significa uscire dall’auto-referenzialità per entrare
nella relazionalità”. “E’ in questa prospettiva -sottolinea
Occhetta- che ci si divide non tra uomini religiosi e non o tra
credenti e non credenti, ma tra esseri morali e non, tra coloro
che si fanno carico della dimensione della fraternità e coloro
che la rifiutano. Il futuro è solo nella convivenza”.
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161232 APR 15