In Diario

Valerio Onida sul Corsera continua coerentemente (dal suo punto di vista) a battersi contro il sistema a maggioranza garantita con secondo turno di ballottaggio, battaglia che ha iniziato col parere di minoranza nella commissione dei cosiddetti saggi del Governo Letta, dove esso fu proposto a larga maggioranza, prima di essere tradotto nell’Italicum.

Premesso che sul piano strettamente politico qualsiasi posizione è sostenibile e che nel referendum costituzionale si vota sulla riforma costituzionale e non sulla legge elettorale, almeno due argomenti non reggono.

Il primo è lo spostamento di un’obiezione politica sul piano costituzionale, quando la Corte stessa (sentenza Amato 275/2014 sul premio di maggioranza nei comuni del Trentino) ha precisato che il ballottaggio legittima di più il premio:

“Il meccanismo di attribuzione del premio e la conseguente alterazione della rappresentanza non sono pertanto irragionevoli, ma sono funzionali alle esigenze di governabilità dell’ente locale, che nel turno di ballottaggio vengono più fortemente in rilievo.” Argomento che a me sembra autonomo rispetto alla diversa dimensione di scala.

Il secondo è l’idea che si voglia imporre il bipolarismo. Ora i doppi turni sono adottati esattamente perché i poli sono più di due e si vuole che il cittadino possa decidere riducendoli appunto nel secondo turno. Altrimenti o si accetterebbe passivamente la frammentazione e quindi il carattere non decisivo dell’elezione o si deciderebbe per il turno unico. La legge per il doppio turno e il premio nei comuni fu fatta nel 1993 esattamente perché i poli erano più di due. E’ una scelta che si può fare o non fare, ma si tratta appunto di una scelta che corrisponde a un principio: il cittadino arbitro dei governi.

Per di più (come ha ricordato già stamani Salvatore Curreri (su Fb) Onida continua a sostenere una tesi, quella secondo cui il bicameralismo paritario ha creato problemi solo nel 2013, che è empiricamente sbagliata. Esso ha fatto problemi in ben 4 elezioni delle ultime 6: non solo nel 2013, ma anche nel 1994 (Berlusconi vincente alla Camera ma non al Senato dove ricorse a transfughi), nel 1996 (Ulivo autosufficiente al Senato e invece dipendente alla Camera dall’appoggio di Bertinotti che lo fece cadere), 2006 Unione vincente alla Camera ma non al Senato. Per inciso nel 2001 i risultati vennero coerenti perché Rifondazione fece la desistenza solo alla camera e non al Senato, altrimenti anche allora i risultati avrebbero potuto essere diversi. Quindi il doppio rapporto fiduciario è un problema strutturale e non congiunturale.

 

Recent Posts
Showing 2 comments
  • stefanoceccanti
    Rispondi

    sono tutte sovrastrutture che servono a giustificare una precisa opzione cultural-politica, quella di non dare al voto del cittadino la valenza forte di voto anche sul Governo del Paese. Il movimento referendario dei primi anni ’90 si è invece basato sull’assunto opposto che si intende oggi ribadire sia con la riforma costituzionale sia con quella elettorale. Dal punto di vista costituzionale si possono difnbdere entrambe le opinioni. Dal punto di vista politico-culturale ognuno difende quella di cui è convinto.

pingbacks / trackbacks

Leave a Comment

Contatti

Scrivi una mail a stefano

Not readable? Change text. captcha txt