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La prima notizia utile ce la dà Ugo Magri su La Stampa: la finestra elettorale di giugno è già chiusa perché, anche se la Costituzione dà 45 giorni di tempo tra scioglimento ed elezioni, in realtà dopo la legge sul voto estero di giorni ce ne vogliono 60.
In questo quadro, se falliscono accordi a due, si possono giustificare forme emergenziali come Governi di tutti o di nessuno che al momento sono rifiutati da Lega e M5S? Mchele Ainis su Repubblica risponde di sì e coglie esattamente il punto: l’emergenza è istituzionale, l’inutilità di tornare a votare con la stessa legge. E’ infatti evidente che se falliscono intese tra due minoranze su tre, occorre invece un sistema che crei un vincitore e un Governo di decantazione può favorire questo esito. E’ però solo un problema di legge elettorale? Non è tanto semplice a Costituzione invariata (doppio rapporto fiduciario con Camera e Senato in primis) e sulla base della giurisprudenza costituzionale trovare un sistema risolutivo. Ci sarebbe bisogno di un intervento costituzionale. Perché non immaginare l’adozione integrale del sistema francese (costituzionale ed elettorale)? Non dovrebbe essere questo il primo punto di cui discutere nelle trattative? Per inciso il problema costituzionale lo ripone anche da un’altra angolatura il presidente Anpal Maurizio Del Conte sul Corsera a proposito dell’articolo 117 e delle politiche attive del lavoro.
Per questa ragione penso esattamente l’opposto di quanto teorizza in modo iper-realista Salvatore Vassallo sul Quotidiano nazionale: il suo ragionamento, sintetizzato, è che siamo nel proporzionale e che quindi il Pd deve rassegnarsi a perdere la vocazione maggioritaria facendo lo junior partner. Ma perché dobbiamo essere così rinunciatari e non rilanciare invece una riforma in senso maggioritario quel primo punto delle possibili intese?
L’argomento di merito per opporsi al ruolo di junior partner non è uno di quelli che contestano Pierluigi Battista sul Corsera e un editoriale del Foglio: se si ritenesse che un accordo col M5S fosse davvero un male minore esso andrebbe perseguito. Alle basi recalcitranti andrebbe spiegato e, al limite, bisognerebbe anche accettare di perdere voti. Il punto è però se si possa davvero motivare come male minore uno scenario in cui il Governo sarebbe guidato dai 5 Stelle (una forza che resta populista nonostante l’agnosticismo sui contenuti e con concezioni piuttosto eterogenee rispetto alla democrazia rappresentativa e al funzionamento interno imperniato sul conflitto di interesse con la Casaleggio e associati) e l’opposizione dalla Lega. Sarebbe l’unico sistema politico in cui i populisti dominerebbero sia la maggioranza sia l’opposizione.

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