Giustamente il direttore de La Stampa Molinari ritorna con vari articoli (oltre al suo editoriale in particolare uno di Mastrolilli) sulle azioni di Putin in Italia, non per costruire teorie del complotto o per negare l’ovvio (tutti cercano sempre di interferire nelle scelte altrui), ma per chiarire la grande posta geopolitica delle prossime elezioni italiane tra federalisti europei e putiniani. E’ quello che Sergio Fabbrini sul Sole invita a tematizzare esplicitamente e che Massimo Adinolfi sul Messaggero specifica nel senso dell’evocazione della speranza invece che dell’insistenza sulle paure.
L’elettorato può reagire in modo diverso se è posto di fronte alla domanda vera e alla speranza che essa può portare con sé.
I grandi movimenti di voto non sono mossi tanto da pregi e difetti di un singolo leader politico, da una squadra o dall’estensione delle coalizioni, ma dalla speranza che si riesce a evocare nonostante i propri limiti.
“E’ meno quello che siamo della grande speranza che speriamo”, ricordava il romanziere peruviano Arguedas. Speriamo che il centrosinistra riesca a veicolare questo, né va dell’Italia e dell’Italia in un’Unione Europea più forte.