Roma, 4 mar. (askanews) – La costituzionalità o meno della parte della legge Severino che dispone la sospensione dell’incarico di un amministratore pubblico (presidente di regione, sindaco, assessore) quando condannato in primo grado non è una questione semplice come può apparire con l’invocazione della preunzione d’innocenza fino alla sentenza di terzo grado (o comunque passata in giudicato) prevista dalla Costituzione. E’ il caso sollevato dalla vicenda di Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e ora candidato a presidente della Regione Campania come vincitore delle primarie in casa Pd. “Su questa materia – ha sottolineato il costituzionalista Stefano Ceccanti- ammetto di avere più dubbi che certezze e leggo con interesse i pareri altrui. Non però sulla differenza di trattamento coi parlamentari: credo che una differenza di trattamento tra parlamentari (che hanno conseguenze solo per sentenze definitive) e amministratori locali e regionali possa reggere perché questi ultimi hanno maggiori compiti di gestione. Ci sono anche due sentenze costituzionali che hanno bocciato l’incandidabilità per sentenze non definitive ma non anche la sospensione, però allora non si era aggiunto l’abuso d’ufficio, la sospensione era prevista per casi di prevenzione della delinquenza di tipo mafioso e di altre gravi forme di manifestazione di pericolosità sociale. Insomma il dubbio in questo caso ci può essere”. Mentre c’è chi sostiene il contrasto con il dettato costituzionale che prevede la presunzione d’innocenza fino a conclusione definitiva del processo altri su posizione opposta sostengono che fondamento della sospensione e’ il principio che deve prevalere l’interesse comune rispetto a quello individuale (elettorato passivo). “Il problema -ha evidenziatoCeccanti- non mi sembra tanto la presunzione d’innocenza perché in fondo la sospensione dalla carica è una misura cautelare provvisoria, non irreversibile, come lo sarebbe l’incandidabilità.Mi sembra essere invece il diritto di elettorato passivo che non comprende solo la candidatura ma anche poi l’effettività della permanenza in carica rispetto all’interesse pubblico a non ledere l’immagine dell’istituzione. Non sono sicuro che per l’abuso d’ufficio con una condanna provvisoria questo bilanciamento debba portare alla sospensione”. Nel caso specifico cosa accadrebbe se De Luca fosse eletto presidente della regione? “Sarebbe proclamato eletto e poi sospeso, però -ha sottolineato Ceccanti- poi in caso di ricorso al Tar ques’ultimo probabilmente sospenderebbe la sospensione inviando il tutto alla Corte costituzionale come già accaduto con De Magistris. Non so poi se arriverà prima la Corte o la sentenza d’appello, vedo d’altronde che la sentenza di primo grado è comunque molto discussa. Anche nel breve periodo di sospensione governerebbe comunque un vice-presidente da lui nominato”.
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