Equilibrio di poteri
Il voto sull’autorizzazione all’arresto del senatore Azzollini, a prescindere dalla concreta vicenda giudiziaria, aveva un significato dominante:l’equilibrio tra i poteri, analogo per alcuni versi a quello che aveva opposto la procura di Palermo alla Presidenza della Repubblica. Caso in cui quella procura si voleva arrogare il potere di determinare unilateralmente dove cominciassero e finissero i poteri legati alla funzione del presidente della Repubblica. Nel caso di ieri buona parte dell’ordinanza della procura di Trani si basa su un’articolata contestazione dell’attività parlamentare di Azzollini, ponendo problemi rispetto al primo comma dell’articolo 68 della Costituzione secondo cui «i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni». Non è la sola procura a muoversi su questo terreno, con una certa benevolenza di parte dell’opinione pubblica, giustamente reattiva rispetto a questioni connesse a problemi di corruzione.
Tuttavia, la tentazione di alterare gli equilibri costituzionali non può essere passivamente accettata: non tutto ciò che è moralmente discutibile o politicamente contestabile può essere usato come un’arma dal potere giudiziario nei processi e nell’uso della carcerazione preventiva. Di questo pericolo si era reso conto anche il presidente della Giunta, il senatore Stefàno: aveva cercato di sostenere nella sua relazione che l’argomentazione della procura non voleva davvero sindacare direttamente l’attività legislativa di Azzollini ma solo descriverne la «logica d’insieme», una sortadi riscontro indiretto, di ‘conferma’ di accuse che reggerebbero anche da sole. Tuttavia, rispetto all’articolo 68 della Costituzione, questa linea di giustificazione non sembra reggere quando ci si trova di fronte a un potere giudiziario che afferma che l’accusato non sarebbe stato mosso da motivi economici ma politico-elettorali e di essersi adoperato in Senato per l’approvazione di esenzioni fiscali per la Casa in questione. Perciò, il voto di ieri, anche se difficile da spiegare, è un voto a favore dell’equilibrio tra i poteri e, come tale, rappresenta una buona notizia per il sistema. Per di più, blocca solo l’arresto, non il processo, dove ciascuno farà valere le sue ragioni.