Da parlamentare nella scorsa legislatura mi è capitato per quasi quattro anni su cinque nella minoranza interna e di non condividere su varie questioni della mia Commissione e in Aula la posizione della maggioranza.
Ho cercato di far valere il mio punto di vista nel gruppo e anche in pubblico, ma mai ho pensato di votare in dissenso dalla posizione maggioritaria perché altrimenti non c’è più né un gruppo né un partito.
E’ ovvio che ciascuno ritenga di aver ragione, ma se si sta in un soggetto collettivo ci sono delle regole da rispettare ed è troppo facile tirare in ballo la tecnicità delle scelte che nelle sedi politico-parlamentari non sono mai tecniche, oppure la libertà di coscienza su questioni di organizzazione delle istituzioni, tipicamente politiche. Altrimenti che senso hanno le sedi collettive in cui si discute e si vota se poi ci si comporta come un partito nel partito, in cui quindi non la tecnicità o la coscienza ma la disciplina di minoranza prevale su quella di maggioranza?
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sono d’accordo: in un partito si discute, si vota e quel voto rappresenta la posizione di tutti, anche di chi inizialmente la pensava diversamente.
ma prima di invocare la disciplina di partito e questa regola – che è la base del procedimento democratico – bisognerebbe, appunto, che la discussione ci fosse.
io noto una differenza fondamentale tra il PD bersaniano e il PD renziano.
il PD bersaniano discuteva, discuteva, discuteva. poi arrivava a una posizione spesso annacquata per cercare di tenere insieme le varie anime (ed era sbagliato), dopodiché ognuno faceva come gli pareva (ricordo ichino nella mia città quando era ancora senatore PD, a portare avanti – con il sostegno di un senatore renzianissimo – le sue tesi in contrapposizione con la posizione votata in assemblea PD).
nel PD renziano c’è renzi con uno staff di poche persone che decide la posizione a cui TUTTI sono costretti ad attenersi pena la messa all’indice in qualità di gufo, rosicone, conservatore, parruccone e via insultando, facendo sempre e soltanto valere non il confronto, ma la forza dei numeri in direzione. se per lei questa è discussione…
io so solo che mi è toccato di votare molte cose non condivisibili in Parlamento che non sono state affatto annacquate da Bersani, Una cosa poi è sostenere le proprie posizioni (lo facevo anch’io) e un’altra è il voto