Conflitto e politica
- Il tema
Le democrazie rappresentative poggiano su una serie di conflitti che si propongono di gestire in modo positivo e non distruttivo. D’altronde la politica è al tempo stesso sia polis (costruzione di una casa comune) sia polemos (conflitto ineludibile). Il conflitto è da gestire in modo civile, civilizzato, ma è ineludibile.
Vale l’art.16 della Dichiarazioni francese dei diritti: Costituzione, politica, significa garantire diritti (che emergono dai conflitti) e separare poteri (per evitare che il conflitto sia distruttivo.
- I dilemmi tradizionali: democrazia maggioritaria versus consociativa
Laddove i conflitti siano profondi nella società, le fratture sociali siano fortemente divaricanti, si adottano regole consociative, si riconoscono multipoli poteri di veto (es. Seconda Parte della Costituzione italiana).
Laddove invece le fratture soano meno profonde è possibile dotarsi di assetti più maggioritari e decisionisti (es Regno Unito).
Può però accadere che nel corso del tempo le fratture diventino meno forti e che il bisogno dei decisionalità diventi maggiore allora si prospetta la possibilità di transizioni costituzionali dall’uno all’altro modello di democrazia (esempi Francia 1958-1962 e Italia post- 1989). In queste transizioni può quindi crearsi un conflitto specifico, almeno nella fase di passaggio, sulle regole da aggiornare.
- I rimedi: giustizia costituzionale e condivisione della sovranità
Da rilevare che per evitare anomale concentrazioni di potere che sono collegate all’espansione delle finalità dello Stato dal secondo dopoguerra si sono universalizzate almeno in Europa due forme di garanzia prima assenti o presenti solo in forma episodica: una giustizia costituzionale indipendente e una condivisione di sovranità a livelli superiori allo Stato, oltre a un certo grado di diffusione del potere a livelli sub-statali col riconoscimento di enti intermedi con significativi poteri
Conclusione: attenzione perché il processo è sempre aperto e passi indietro sono sempre possibili.