Nella lezione si è parlato inevitabilmente del fresco risultato delle elezioni americane. Dopo un dibattito iniziale sulle prime impressioni dei risultati, abbiamo effettuato una rapida ricognizione, tecnica e storica, circa il sistema politico americano. In particolare, ci siamo soffermati sulla c.d. procedura sussidiaria di elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America. Qualora non si riuscisse ad eleggere il Presidente attraverso il sistema dei grandi elettori, si passerebbe all’elezione mediante il voto della Camera, sommato a quello di ogni singolo stato, in una sorta di “spareggio”. A prevederlo, è il comma n°1 del XII emendamento della Carta statunitense.
[…] The person having the greatest number of votes for President shall be the President, if such number be a majority of the whole number of Electors appointed; and if no person have such majority, then from the persons having the highest numbers not exceeding three on the list of those voted for as President, the House of Representatives shall choose immediately, by ballot, the President. But in choosing the President the votes shall be taken by States, the representation from each State having one vote; a quorum for this purpose shall consist of a member or members from two-thirds of the States, and a majority of all the States shall be necessary to a choice. And if the House of Representatives shall not choose a President whenever the right of choice shall devolve upon them, before the fourth day of March next following, the Vice-President shall act as President, as in the case of the death or other constitutional disability of the President.
Spetterebbe invece al Senato, in caso di parità, eleggere il Vicepresidente, come disciplinato dal comma n°2 dello stesso emendamento:
The person having the greatest number of votes as Vice-President shall be the Vice-President, if such number be a majority of the whole number of Electors appointed; and if no person have a majority, then from the two highest numbers on the list the Senate shall choose the Vice-President; a quorum for the purpose shall consist of two-thirds of the whole number of Senators, and a majority of the whole number shall be necessary to a choice. But no person constitutionally ineligible to the office of President shall be eligible to that of Vice-President of the United States.
Questa situazione di stallo elettorale è, ovviamente, rarissima. Infatti si è verificata solo due volte, e quando il numero dei grandi elettori era inferiore rispetto a quello odierno (538). Il primo caso lo si è avuto nel 1800, nell’elezione del III presidente: a contendersi l’elezione furono Jefferson e Burr, i quali ottennero 73 voti ciascuno. Il secondo caso riguardò invece Jackson, Admas, Crawford e Clay. Ben quattro candidati a contendersi la presidenza, i quali nel 1824 ottennero rispettivamente 99, 84, 41 e 37 voti. Dato che allora il numero minimo di voti necessari corrispondeva a 131, toccò alla Camera decidere.
Successivamente sono state fatte delle precisazioni non poco rilevanti sul tema dei grandi elettori. Essi sono, infatti, sottoposti in base allo stato di appartenenza, a diverse norme riguardo alle procedure di voto. In alcuni stati devono operare obbligatoriamente attraverso un voto palese, e in altri con voto segreto; in alcuni casi anche con la possibilità di subire ammende qualora non si rispettasse “il mandato” degli elettori. Quest’ultima circostanza corrisponde, di fatto, ad un mandato imperativo.Su questa materia la Corte Suprema ha lasciato possibilità di interpretazione ai singoli stati.
Infine abbiamo ricordato quelle differenza sostanziali fra i sistemi presidenziali e quelli parlamentari. Sostanzialmente, quelli presidenziali, sono sistemi privi di un rapporto fiduciario fra i parlamenti e esecutivi, dal momento che i presidenti sono espressione diretta del popolo (tecnicamente negli USA no, ma i grandi elettori storicamente rispettano il voto elettorale, a maggior ragione negli stati dove l’obbligatorietà dello scrutinio palese è accompagnata dalla possibilità di ammende). Inoltre, il sistema presidenziale statunitense ha una filosofia di fondo opposta a quella che in generale caratterizza quelli parlamentari. È la filosofia del compromesso permanente (rafforzata proprio dall’assenza di fiducia), che si contrappone quindi a quella delle maggioranze di governo: fatti per trovare compromesso (sia presidenzialismo che modello svizzero), mentre la filosofia dei sistemi parlamentari è la “maggioranza”.