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Dott. Ugo Magri, quirinalista de La Stampa da quattro anni- il ruolo del Quirinale

 

Il Quirinale è tornato ad essere uno snodo fondamentale. Le nostre legislature hanno funzionato così, due esempi:

 

  1. Governi legittimati dalle elezioni ma poi i successivi gestiti dal Quirinale. Berlusconi nel ‘94 viene eletto Presidente del Consiglio, ma successivamente cade e propone il nome di Dini a Scalfaro. Si forma un governo tecnico sostenuto dal centro-sinistra e Lega.

 

  1. Nel ‘96 Governo Prodi, poi governi non tecnici ma politici con D’Alema e Amato con un certo interventismo del Quirinale..

 

Ieri ci sono stati due incontri tra Mattarella e Renzi. Uno alla mattina e uno alla sera. Al termine è arrivata un comunicato, il quale, secondo Ugo Magri, è un pezzo di prosa letteraria che capita poco di frequente. Nel testo della nota c’è scritto in sostanza che Mattarella riceve il “Presidente del Consiglio dei Ministri”, il quale ha “manifestato l’intento di dare le dimissioni”. Il Presidente della Repubblica – si legge ancora nella nota – ha chiesto al Presidente del Consiglio di “soprassedere alle dimissioni” per portare a termine il compimento di determinate situazioni istituzionali (il cosiddetto “congelamento” delle dimissioni di Renzi).

 

Gli ancoraggi del Quirinale non sono tanti nella Costituzione ma nelle prassi, convenzioni e consuetudini. La prassi costituzionale consta di abitudini consolidate, figlie di settant’anni di esperienza. Rilevante il ruolo dei cosiddetti “mandarini cinesi”, ossia personalità che fanno da raccordo tra il Presidente della Repubblica e i partiti. Si tratta, generalmente, di ex segretari generali di uno dei due rami del parlamento. Oggi c’è Ugo Zampetti, ad esempio, proveniente dalla Camera. In passato, un’altra persona di riferimento è stata Antonio Maccanico. Un “mandarino cinese” consiglia dunque il Presidente sulla base dei precedenti. Ma perché è così rilevante questo ruolo? Bisogna fare in modo che gli atti del Presidente non sembrino arbitrari e faziosi in quanto deve essere ed anche sempre apparire come un garante della Costituzione. Non bisogna dare in alcun modo l’idea di un Presidente di parte.

 

Cossiga fu un presidente interventista soprattutto nella seconda parte del mandato; anche Napolitano, il quale è stato negli ultimi anni il vero motore della politica italiana. Su Mattarella, l’impressione è quella di un Presidente che per quanto possibile voglia essere un presidente “notaio”. Lo dimostra soprattutto il linguaggio che usa. Per il profilo che ha, sicuramente avrebbe preferito fare a meno di trovarsi in questa situazione che oggi lo mette in una posizione di primo piano. Eppure regolerà la crisi di governo che si aprirà dopo l’approvazione della Legge di Bilancio.

Mattarella – ci riferisce il quirinalista Magri – se potesse, se il sistema dei partiti lo consentisse, vorrebbe arrivare in fondo alla legislatura. Sostiene anche che rispetto all’Europa e agli impegni dell’Italia in relazione anche ai nostri conti pubblici e sull’immigrazione sarebbe bene dare un’immagine di stabilità al mondo.

 

La Costituzione vuole che per fare un governo ci voglia un consenso parlamentare, senza questo bisognerà andare alle elezioni. Ma premesso che i governi tecnici del Presidente non sono stati amati dalla gente, vorrebbe che i partiti trovassero una soluzione, quindi il suo intento è quello di ascoltarli il più possibile. Ma se il partito di maggioranza relativa vorrà evitare un nuovo governo, il Presidente Mattarella non potrà fare altro che sciogliere le camere, come insegna il caso ormai da manuale Cossiga-Fanfani. Nel 1987, il Presidente della Repubblica Cossiga, diede mandato di formare un governo a Amintore Fanfani della DC. Tuttavia la DC, partito maggioritario, manifestava la volontà di andare ad elezioni. In parlamento la DC non votò la fiducia, i comunisti furono contrari e il governo non si formò. Dunque questo è un caso di scuola: se non c’è la volontà da parte del partito che in teoria avrebbe la maggioranza dei seggi, non conviene al Presidente della Repubblica dare alcun incarico: in ogni caso il Governo, che è tale dal giuramento, nascerebbe morto.

Dunque, richiamando il discorso sull’attuale Presidente della Repubblica, Mattarella vorrebbe se possibile andare fino in fondo ma bisogna vedere se convincerà il partito che ha il controllo al parlamento ad andare avanti. Il PD ha la maggioranza alla camera quindi la sua posizione sarà determinante per le sorti di un possibile governo. Per forza di cose, quindi, tutte le attenzioni sono rivolte, sia dalla stampa che dal Quirinale, alla situazione interna al Partito Democratico. Se dovesse prevalere nel PD la posizione per un rapido ritorno alle elezioni, Mattarella dovrebbe assecondare questa scelta. È vero anche che il Presidente può avere potere persuasivo, tuttavia in questa fase ha come si vede margini ristretti di manovra.

 

Un altro aspetto della tradizione sono le consultazioni, le quali inizieranno non appena Renzi avrà formalizzato le dimissioni con un comunicato. Le consultazioni non sono previste in Costituzione. Sono una consuetudine, anche se si è arrivati in un caso (Einaudi-Pella) a risolvere della crisi di governo anche senza passare per le consultazioni. Sembrano un atto dovuto, magari per prendere tempo e a formalizzare delle posizioni.

 

I presidenti possono essere interventisti a seconda che ci siano degli spazi: l’esempio di Cossiga è emblematico perché all’inizio era “notaio”, poi, autodistruttosi il sistema dei partiti, è diventato molto più interventista.

 

Fino a quando la formula politica è forte e regge, i poteri del Presidente della Repubblica si restringono. Sono i “poteri a fisarmonica”, come li definì Giuliano Amato.

 

Mattarella ora quindi dovrà verificare la sussistenza di un possibile legame fiduciario in Parlamento, per far continuare la legislatura, se possibile evitando nuove elezioni. Il Presidente della Repubblica può scegliere di portare avanti una legislatura, ma se vuole sciogliere può farlo. Il precedente è quello di Scalfaro che sciolse col consenso di Ciampi (Presidente del Consiglio) un parlamento anche se i parlamentari continuavano a dare la fiducia al Governo.

 

Per il quanto riguarda la situazione politica italiana, sembra al momento però scontato che si andrà ad elezioni entro maggio. Se prevalesse la linea di Renzi, l’impressione è che si andrà a votare molto presto. Ma vista la prudenza di Mattarella, bisognerà vedere quello che succederà in questa direzione.

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Come i quirinalisti ricevono le chiavi interpretative dal Quirinale? Il Presidente riceve varie visite ed effettua diversi confronti. Le persone che sono state presenti all’incontro, successivamente parlano di cosa sia successo, anche se talora queste informazioni non corrispondo a realtà.

 

Il lavoro del quirinalista prevede la continuità del servizio giornalistico. Il difetto è il rischio di essere troppo aderenti alle proprie fonti. L’aspetto positivo è che c’è il feedback dei propri articoli.

 

Esiste anche il consulto tra colleghi? Con mani pulite c’è stato sia il pool giornalistico che quello dei magistrati. Il rischio è che diventasse tutto omologato, tutte le microcorporazioni settoriali hanno il rischio di dare una informazione omologata. C’è un bilanciamento complicato da tenere.

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