In Diario

Roma, 12 mag. (askanews) – “La Civiltà Cattolica”, l’autorevole
rivista dei gesuiti, promuove la riforma costituzionale e auspica
un sì al referendun confermativo del prossimo ottobre delineando
un orizzonte oscuro nel caso di una bocciatura. In questo caso,
sottolinea la rivista (le cui bozze sono lette e approvate in
Vaticano), le conseguenze sarebbero un blocco politico del Paese
e una caduta di credibilità internazionale. In proposito viene
ricordata la presa di posizione di Mario Draghi, che ha
prospettato rischi economici oltre a quelli politici.

Civiltà Cattolica – l’articolo molto documentato è affidato
alla penna del padre Francesco Occhetta – non è un appello né
un’indicazione di voto ma un orientamento per un “discernimento”,
parola-concetto con cui i gesuiti non intendono una semplice
scelta, ma una decisione ponderata che comporta una assunzione di
responsabilità e di coscienza. E’ così che la rivista al termine
di un lungo e articolato esame della riforma conclude parlando di
“auspicabile successo del referendum”.

“L’appuntamento referendario – scrive padre Occhetta – è
l’occasione per rifondare intorno alla Costituzione la cultura
politica del Paese. Non si tratta di un voto favorevole o
contrario al governo, ma di qualcosa di più e di diverso, che
riguarda l’identità della democrazia che i media e le parti
sociali faticano ad affermare come la cultura costituzionale nel
dibattito pubblico. Certo, a livello politico il voto avrà
conseguenze sul Governo”.

Padre Occhetta, invitando a guardare al contenuto della
riforma, di cui passa in rassegna i singoli capitoli, non
nasconde che “le ragioni partitiche che dividono rischiano di
prevalere sulle ragioni culturali e costituzionali, che possono
invece unire”. Comunque, prosegue, si deve tenere presente che
“la sfida dovrebbe giocarsi sul piano scientifico e non politico,
per confrontarsi serenamente sulle luci e le ombre della
riforma”. Civiltà Cattolica non fa una classifica di luci e ombre
ma chiaramente indica una prevalenza delle prime auspicando
correttivi migliorativi nelle leggi di applicazione e nella
riscrittura dei regolamenti parlamentari.

Ma quali criteri seguire per la scelta del voto? “Va anzitutto
compresa la logica referendaria”, sottolinea padre Occhetta, il
quale ricorda che “l’elettore è chiamato a dare un giudizio
sintetico e globale, avendo presente il testo vigente (quello che
sarebbe confermato in caso di successo del No) e quello approvato
dalla riforma Boschi (…) Il giudizio sintetico e complessivo
risulta non tanto dalla somma di dettagli, ma dalla valutazione
della coerenza d’insieme nella volontà di ridurre i problemi
esistenti”. Pur senza espressione esplicita, con questo padre
Occhetta prende posizione contro le ipotesi di spacchettamento
del quesito referendario.

Secondo criterio di discernimento è poi indicato nella “coerenza
e lo sviluppo costituzionale” valutando se la riforma si muove in
una prospettiva di sviluppo e di crescita e non di “inutile
demolizione”. Terzo criterio di discernimento è indicato nella
“attenzione al merito che va oltre le personalizzazioni e le
strumentalizzazioni politiche del testo”. In questa prospettiva
p. Occhetta rileva che il testo di riforma rappresenta un
“compromesso possibile di elaborazioni politiche diverse”
sull’eredità lasciata dalla Commissione di esperti del governo
Letta.

La rivista dei gesuiti conclude: “Non si farà fatica, seguendo
il primato del merito, a provare perplessità non già sulle
direttrici di fondo di una riforma per molti aspetti matura da
anni, che potranno ispirare ulteriori modifiche incrementali
negli anni a venire, ma sui singoli aspetti. Tuttavia, rispetto a
tali punti di perplessità, va segnalato che una moderna cultura
della ‘manutenzione costituzionale’, senza banalizzare
l’importante scelta della revisione, non sacralizza tutte le
soluzioni adottate e può comunque consentire, in caso di
auspicabile successo del referendum, successive modifiche
migliorative che tengano conto delle critiche più motivate”.

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