Le consultazioni. Il dovere del Pd.
(26 aprile 2018)
Il presidente della Camera Fico riferisce, vediamo che succede.
Largamente prevista, grande pressione sul Pd e la sua direzione. Ma cosa
è cambiato rispetto al 5 marzo? Vediamo in ordine.
1) Il PD diviso. Argomento da mettere da parte una volta per tutte: è
verissimo che il Pd è diviso, che tende a dividersi ad ogni tornante
decisivo. Ma finché si resta nel rispetto della lealtà e delle regole
interno ciò è PER L’UNICO PARTITO VERO è normale. Ovvio che non si
dividano (apertamente) nella Lega di Salvini, nella FI di Berlusconi e
nel M5S di Casaldimaio. Quindi basta con questa storia.
2) M5S e Lega, burbanzosi sono in difficoltà. Devono venire a patti
autentici, con tutti. O rifare le elezioni, verificando se i cittadini
son contenti del loro voto del 4 marzo.
3) Il M5S – con garbo (relativo) quanto a Di Maio con la consueta
brutalità quanto ad altri (abbiamo scordato dichiarazioni e atti: vedi
cariche parlamentari? mai visto nulla di simile dal 1948 in avanti…) –
ha fatto la politica dei due forni. Finché tutti hanno retto non ha
funzionato. Vorremo mica fargliela funzionare ora?
4) La dichiarazione del segretario facente funzioni Martina dell’altro
giorno (“grosso passo avanti del M5S”) secondo me non andava bene, a
questo riguardo: dire che Di Maio aveva fatto un gran passo avanti
perché aveva chiuso (fino a quando?) con Salvini non è stata una buona
idea. Perché avvalora la strategia dei due forni. Chiudo quello Lega
perché mi si apre quello Pd. Eh no!
5) Può darsi che ai cittadini piaccia un Pd che non si rivela troppo
chiuso e rigido (ma ne dubito). Se è per non far questa figura, ok: ma
se è per negoziare davvero con il M5S, no. Il punto è che se il Pd non
negozia sia va dritti al governo di tutti (o di nessuno), o alle
elezioni. Questa è la più severa punizione per M5S e per Lega (oggi: non
un mese fa, le condizioni son cambiate). La gente rifletterebbe.
6) Il Pd come unico partito vero non può accettare la logica finto
programmatica/contrattualistica sulle cose di dettaglio e negoziare con
un’azienda/partito assai meno trasparente di Forza Italia, che appare
del tutto inaffidabile, che teorizza con Rousseau il rifiuto della
democrazia rappresentativa, che è stato fino ad oggi anti-europeista ed
anti-atlantica, che ha mantenuto pericolosi contatti con la Russia
putiniana (documentati) che ha combattuto TUTTE le cose buone che ha
fatto il Pd al governo della precedente legislatura. Nemmeno le unioni
civili ha votato! Leggere per favore il libro “L’esperimento” di
Jacoboni, Roma-Bari, Laterza 2018. Ma leggete anche quel che han scritto
Della Cananea, Morlino e c. nel documento commissionato da Di Maio:
certificando la lontananza programmatica sulle questioni essenziali di
Pd e M5s!
7) Per di più, dato e non concesso che sia sensato (e non lo è😉
negoziare su cose in fondo marginali, lo si farebbe per allearsi con una
forza politica del 14% più forte in voti e del 16% più forte in seggi;
soprattutto una forza che può contare su bocche di fuoco mediatiche e
nei social che han dimostrato di imporre l’agenda al Pd quando il Pd era
al governo con 300 seggi alla Camera e 115 al Senato, figurati quando il
Pd fosse alleato con poco più di un terzo di questi seggi!
8) Non basta. Un governo M5s al netto del resto che non ho il tempo di
dire (qualcuno si è preso la briga di studiare i cv dei suoi “candidati
ministri”, per non dire di quello di Di Maio) vorrebbe dire due cose: la
Casaleggio associati al governo con il solo Pd indebolito a bilanciarla,
la Lega e Berlusca di nuovo uniti all’opposizione a fare il pieno. Vuole
il gruppo dirigente Pd prendersi questa responsabilità? Di sdoganare
Casaldimaio in Europa e al potere?
Non scherziamo col fuoco. Non giochiamoci il futuro dell’Italia, e
quello di una forza di sinistra demo-liberale e socialista seria che
conta pur sempre su una base di consensi e seggi da mettere a
disposizioni dei cittadini quando avranno rifatto i conti con la realtà.