Di Stefano Ceccanti per “MOndoperaio” n. 11
Antonio Guterres, nato nel 1949, può essere preso come rappresentativo di una generazione di giovani cattolici che ha vissuto direttamente due esperienze chiave, il Concilio e il ’68.
Il Concilio, specie nella penisola iberica, ha segnato tra le altre cose l’affermazione dell’opzione preferenziale per la democrazia, che i padri avevano certificato prendendo atto della fecondità dell’impegno politico negli Stato Uniti d’America (presidenza Kennedy) e nelle risorte democrazie europee soprattutto attraverso i partiti dc (Adenauer, Schumann, de Gasperi). Ciò aveva in Spagna e in Portogallo, anche con le successive nomine episcopali, una conseguenza precisa: la spinta a delegittimare i regimi autoritari, in precedenza visti come baluardo dei principi tradizionali, e a predisporre la transizione democratica. Era la rottura, come aveva detto Mounier, tra l’ “ordine cristiano” e il “disordine costituito”.
Nella penisola iberica, però, per varie ragioni, non potevano seguire il modello democristiano. I vescovi, dopo il legame stretto coi regimi autoritari (strettissimo in Spagna) non volevano essere identificati con nessuna opzione; i laici cattolici erano organizzati non tanto su base parrocchiale ma per movimenti specializzati, ognuno dei quali fortemente intrecciato con l’ambiente, ad esempio decisamente orientati a sinistra quelli operai e studenteschi, a destra quelli delle classi medio-alte. Non c’era quindi alcun pre-requisito per un impegno unitario né in alto né in basso, nonostante qualche tentativo minoritario presto fallito col montiniano Ruiz-Gimenez.
Guterres si forma quindi negli universitari della Juc, il movimento universitario di Pax Romana-Miec che corrisponde alla Fuci.
Più complesso il rapporto di questa generazione col ’68, che porta con sé vari elementi, compresa una tendenza alla radicalizzazione. In Portogallo, però, la generazione cattolica è spinta ad un’opzione decisamente riformista, con cultura di governo, perché l’estrema sinistra è occupata dai comunisti stalinisti e da gruppetti para rivoluzionari golpisti che si riveleranno presto di scarsissimo rilievo, con il tentato colpo di stato del novembre 1975. I cattolici di centrosinistra sono portati a schierarsi prima o poi col Partito Socialista, fermamente europeista e atlantico. All’atto dell’ingresso nella Ue sarà capolista socialista Maria de Lourdes Pintasilgo, altra esponente storica degli intellettuali di Pax romana, di una generazione precedente, del 1930, che era stata Presidente del Consiglio in un governo tecnico di transizione nel 1980. Al contrario i cattolici di centrodestra aderivano nel frattempo al Partito che si chiama socialdemocratico, ma che è in realtà liberale. Più complessa la situazione in Spagna dove invece, come in Italia, avendo a che fare con un partito eurocomunista e non stalinista, una parte della generazione del ’68 fu affascinata all’inizio dal Pce di Carrillo, e quindi l’adesione al riformismo socialista fu meno scontata e diretta. Ciò mentre i settori conservatori si riversavano nella Ucd di Suarez, presto scomparsa, e in Alianza Popular (poi Partido Popular).
Questo è cio che è successo nei primi anni delle transizioni e che ha avuto un impatto molto forte negli anni ’80 e per alcuni aspetti anche nei ’90 quando Guterres diventa segretario e Primo MInistro. Bisogna però dire che negli anni successivi questo incrocio tra cattolicesimo, centrosinistra politico e cultura di governo si è largamente eroso. La Chiesa, anche attraverso le nomine episcopali, ha seguito altri percorsi che con la retorica dei principi non negoziabili l’ha portata ad un maggiore collegamento con le destre politiche, specie in Spagna, ed i Partiti Socialisti non sono riusciti dal versante politico a valorizzare adeguatamente questo filone politico, anche se si sono manifestati gruppi interessanti come i Cristianos socialistas nel Psoe. Bisogna vedere se col nuovo pontificato per un verso e con un possibile ripensamento in senso più estroverso dell’esperienza dei partiti socialisti (senza il quale sembrano comunque condannati al declino) questo incrocio possa tornare ad essere vitale. Il Guterres di oggi non sembra avere eredi nel medio periodo e gli eredi non si improvvisano. Come quella generazione era un prodotto tra un investimento formativo e un’azione politica così altre interazioni vitali sarebbero necessarie oggi.