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Compromessi necessari
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20 GENNAIO 2015

STEFANO CECCANTI

LA SENTENZA di un anno fa della Corte costituzionale ha eliminato il premio di maggioranza senza una soglia minima e le lunghe liste bloccate. Così facendo ha però rinviato al Parlamento la responsabilità di risolvere le due questioni aperte: la legittimazione diretta del governo (che la proporzionale uscita dalla Corte negherebbe) e la scelta dei singoli eletti (che con le enormi circoscrizioni del sistema della Corte non sarebbe assicurato da una preferenza unica, gestita da organizzazioni forti, o correntizie o lobbistiche). Anche se, quindi, l’Italicum non dovrebbe essere usato subito c’è quindi un doppio motivo per non restare legati al Consultellum: un Parlamento non può, per dignità, far restare a lungo in vigore una legge che risulta da un ritaglio della Corte; quel ritaglio, pur costituzionale, è pessimo nel merito.

PER QUANTO riguarda la scelta diretta del governo, che pratichiamo dal sindaco (elezione diretta) sino al Presidente della Commissione Ue (indicazione) resta aperta la questione se dare il premio (dopo il primo o il secondo turno) alla lista o alla coalizione. Qui sta a Forza Italia fare il passo in avanti: è evidente che, anche se restasse il premio alla coalizione, non sarebbe credibile per gli elettori sul piano nazionale un’alleanza da Alfano a Salvini. Meglio quindi seguire la strada di ricostruire un partito e quindi una lista con vocazione di governo sfidando anzitutto gli estremisti del proprio campo.
Per quanto riguarda i singoli eletti è la minoranza Pd che deve rimettere la spada nel fodero: posto che un compromesso tra alcune candidature bloccate e altre con preferenze per l’unica Camera politica va comunque trovato, alcuni rimedi sono peggiorativi. Ridurre i capilista bloccati significa ridurre il numero di circoscrizioni che diventerebbero quindi più grandi, con maggiori costi delle campagne e quindi con maggior peso di correnti e lobbies rispetto al singolo elettore; eliminarli nascondendoli in un listino a parte significa allontanarsi dalle indicazioni della Corte sul potere degli elettori che è più forte quando le scelte sono più trasparenti. Sempre che si ragioni davvero sui contenuti e non con l’intento di logorare l’unico governo che esiste e l’unica maggioranza più ampia che c’è sulla riforma elettorale e su quella costituzionale.

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