In Diario

Suggerisco anzitutto di leggere i due articoli di Fabbrini e magri e poi, se si vuole, di legegre il mio commento

fabbrini-italia-ue

magri-camere

Salvini e Di Maio, che hanno in comune non poco (la posizione sovranista) dopo l’accordo sulle Camere sono anche in grado di dar vita a una qualche forma di esecutivo, nonostante gli scetticismi di alcuni commentatori che, a differenza di Sergio Fabbrini anche oggi puntualissimo sul Sole, sottovalutano esattamente quel punto. Non è solo un patto di potere, è un patto politico che può basarsi su una base comune che in questa fase è sufficiente. Altro discorso è che riescano a farlo durare poco per poi tornare al voto con una legge più maggioritaria ponendosi poi in alternativa tra loro. Al di là delle risreve del Presidente Mattarella, che in astratto potrebbero anche essere superabili sul piano politico se Salvini e Di Maio continuassero ad avere una maggioranza di eletti, una volta partito l’esecutivo, essi appariranno ai cittadini dalla stessa parte della barricata e non due poli alternativi provvisoriamente allaati.

Di fronte a questa intesa ferrea era del tutto illusorio pensare che il Pd potesse giocare sulle tattiche parlamentari. Chi ragiona così non ha appunto capito che la principale linea di frattura, almeno in questa fase, non è destra-sinistra, ma sovranisti-anti sovranisti. Il problema è avere quanto prima una nuova proposta per il Paese, un Paese in cui il ruolo di satellite assegnato a Forza Italia a causa del conflitto di interessi (ben ricostruito su Ugo Magri su La Stampa) apre ampi spazi di consenso in alternativa al governo sovranista.

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