In Diario

Caro Onorevole Speranza,
Nella sua intervista a Repubblica di oggi 23 aprile lei fa delle affermazioni che non danno nessun aiuto alla comprensione della vicenda politica di questi giorni e che a chi scrive sembrano molto gravi.
Innanzitutto lei ripete l’accusa nei confronti delle riforme costituzionali, proposte dal governo e votate a larghissima maggioranza dal suo partito, di rappresentare una minaccia per la democrazia – caspita, che stima della propria formazione politica! Mi scusi la franchezza, senza la quale perdiamo troppo tempo: questa storia della democrazia posta in pericolo dalle riforme è semplicemente una colossale sciocchezza. Lasci fare queste affermazioni al capogruppo di FI o ai membri del M5S o ai radical chic come Scalfari e Annunziata.
Le leggi elettorali maggioritarie esistono in moltissimi paesi di solida democrazia, e il bicameralismo perfetto, in Europa, solo in Romania. Si ciancia di democrazia minacciata, ma chiunque rifletta un istante senza estremi pregiudizi ha la chiarissima percezione che gli argomenti opposti alla larga maggioranza del suo partito siano speciosi e strumentali. Senza parlare della questione delle preferenze contro le quali il suo partito si è a lungo battuto. Lei capisce che questi voltafaccia squalificano ancor più la già screditata classe politica (se non si fida dei professori, può chiedere al suo collega Dario Parrini – gli esperti ce li avete in casa se solo voi li stesse a sentire), con danno, questo sì, per la democrazia nel nostro paese.
E’, in realtà, la minoranza del PD che rappresenta una minaccia per la vita del nostro paese. Attaccare in questo momento Renzi – il leader del partito che vi siete scelti e che avete portato al governo – è uno dei segni costanti della mania autolesionista della sinistra italiana. Se questo governo cade voi – la minoranza del PD – vi prendete il lusso sfrenato, contro noi cittadini, di riconsegnare il paese alla destra con la quale sarà inevitabile governare, se si va alle elezioni senza un sistema come quello che il partito ha votato, prima di scoprire che era antidemocratico (come ha fatto di recente insieme a voi Silvio Berlusconi, convertiti tutti improvvisamente dai sermoni domenicali di un cattivo maestro come Scalfari). Può darsi che lei abbia fatto bene a dimettersi, perché questo sembra un gruppo parlamentare infestato da matti.
Lei dice che il rapporto di Renzi con la minoranza interna al partito è una questione “politica”. E che vuol dire? Che la minoranza che ora si scopre sanior pars deve poter imporre le sue posizioni e le sue idee alla maggioranza? Che dopo defatiganti mediazioni, negoziazioni, emendamenti la minoranza ha il controllo ed il potere sui tempi se non sui contenuti delle decisioni comuni? Già nel medio evo gli ordini mendicanti avevano abbandonato l’idea del potere della sanior pars. Vuole che torniamo al regime delle aristocrazie di sangue? A sistemi di partito dove chi perde (Bersani) vince e chi vince (tutti quelli che sostengono il governo nel suo partito) perde? Di che specie di democrazia stiamo parlando?
Lei presenta l’accusa di leso mandato libero in occasione della sostituzione di alcuni membri della Commissione affari costituzionali. Ma che idea si fa del gruppo parlamentare che fino a poco fa lei ha guidato, quella di un gruppo di cani sciolti? Lei pensa che la democrazia sia un governo di notabili in cui ciascuno si muove come il rappresentante dei suoi elettori personali? Invece che essere l’eletto di un partito in cui si discute, si dibatte, si è in disaccordo, ma si accettano le posizioni della maggioranza. Altrimenti uno se ne va. Si dimette dal Parlamento, come ha fatto E. Letta, non sta nel partito come un nemico in casa.
Le riforme si fanno a maggioranza! Ma se l’è guardata la costituzione più bella del mondo che dice che se l’opposizione in Parlamento non è d’accordo con le riforme proposte dalla sola maggioranza è il popolo sovrano che decide sulla riforma costituzionale votata da questa? Vedi art. 138.
Quando Renzi cercava di tenere dentro il processo di riforma l’opposizione cioè la destra, FI, molti fra quelli che invocano oggi nel PD (ignorando la costituzione) che la riforma venga fatta sulla base di larghe maggioranze, si stracciavano le vesti. E’ larga maggioranza fare la riforma col Sel che non la vuole fare? Certo se la minoranza del PD, il partito del “partito preso” che si rifiuta di discutere (nessuno di voi è venuto ieri alla riunione dei deputati PD organizzata alla Camera e alla quale tutti erano stati invitati!) fa ostruzione forse riuscite a riconsegnare il paese al caos politico uscito dalle urne nel febbraio del 2013. Certo le sorti della democrazia in Italia stanno anche nelle vostre mani. Voi rischiate veramente di sfasciarla. Auguri.
Pasquale Pasquino
New York University

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  • Sergio Bagnasco
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    Gentile professor Pasquino,
    premetto che non apprezzo il modo, gli argomenti e i tempi con cui si stanno muovendo le minoranze PD.

    Detto ciò, qualche osservazione sulle sue “affermazioni che non danno nessun aiuto alla comprensione della vicenda politica di questi giorni e che a chi scrive sembrano molto gravi”.

    La legge elettorale in discussione non è una legge maggioritaria. L’Italicum è una legge elettorale proporzionale con correttivo per accedere al Parlamento e un premio, concesso al raggiungimento di un quorum, per ottenere la maggioranza assoluta. In caso di ballottaggio non c’è alcun quorum, né per essere ammessi, né di votanti.
    All’Italicum va applicata la stessa definizione data dalla Corte Costituzionale (sentenza 1/2014) al porcellum: una legge proporzionale con un premio che rovescia “la ratio della formula elettorale prescelta dallo stesso legislatore”. Se non bastasse la valutazione della Corte Costituzionale, si può ricorrere ai manuali di scienze politiche e di sistemi elettorali.

    Sul ballottaggio vale la pena spendere due parole.
    Solitamente il ballottaggio scatta se nessuno raggiunge il 50%+1 dei voti (può segnalarci l’esistenza di sistemi differenti?); che senso ha prevedere che scatti in mancanza di una soglia arbitrariamente definita e inferiore alla maggioranza assoluta? Significa trasformare una minoranza in maggioranza assoluta, producendo una forte divaricazione tra il voto e “la composizione dell’organo della rappresentanza politica, che è al centro del sistema di democrazia rappresentativa e della forma di governo parlamentare prefigurati dalla Costituzione”.
    C’è un’altra anomalia.
    La legge elettorale serve per eleggere i rappresentanti politici del popolo sovrano. Il ballottaggio non servirebbe per decidere chi deve essere presidente o rappresentare un collegio elettorale, poiché al primo turno nessuno ha conquistato la maggioranza assoluta, ma per decidere quale dei due partiti al ballottaggio dovrà esprimere il Governo. In sostanza è il ribaltamento della funzione del voto e del nostro sistema istituzionale.

    L’Italicum è un unicum, non riconducibile a nessuna legge elettorale che io conosca; instaura un sistema più simile a quello presidenziale, solo che invece di eleggere un presidente si elegge un Partito da cui emergerà il presidente/cancelliere senza i poteri del cancelliere. D’altra parte, lo Statuto del PD afferma che il segretario del partito è il candidato alla presidenza del consiglio dei ministri.
    Laddove esiste il Cancellierato (o qualcosa di simile) non è per la legge elettorale, ma per l’insieme delle norme costituzionali. Da noi non è previsto alcun potere specifico per il Presidente del Consiglio dei Ministri; non può nominare o revocare i ministri, non può chiedere lo scioglimento del Parlamento…
    Da noi, anche con l’Italicum, sarebbe pienamente compatibile con la legalità costituzionale ogni cambiamento di maggioranza perché non c’è alcun collegamento istituzionale tra risultato elettorale e governo. Gli eletti possono costituire i gruppi parlamentari che vogliono, ciascun eletto non ha vincolo di mandato… il turismo parlamentare non si nega a nessuno.

    L’italicum garantisce la governabilità a condizione che il partito vincente mantenga la coesione, esattamente come sempre. Se il partito di maggioranza si sfalda, non si va automaticamente alle elezioni e il governo non può chiedere lo scioglimento del parlamento.

    Unica certezza dell’Italicum è la forte alterazione della rappresentanza parlamentare e la fusione del potere esecutivo e legislativo nelle mani di un solo partito, senza avere garanzie di metodo democratico e trasparenza nella selezione dei candidati che i partiti impongono agli elettori, coartandone la libertà di scelta. Non è previsto per legge il ricorso alle primarie e non esiste una disciplina legale dei Partiti.

    Il principio di proporzionalità e ragionevolezza, il principio di uguaglianza del voto, di cui alla recente sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale, non mi paiono rispettati.

    Non si tratta di definire antidemocratici i sistemi maggioritari, peccato però che l’Italicum non lo sia e nessuno ha sinora indicato un vigente sistema elettorale che garantisca con certezza, all’unica condizione che qualcuno voti, che una parte politica, anche di estrema minoranza, diventi maggioranza assoluta e abbia il potere di esprimere il Governo.
    Non è così nel Regno Unito, dove c’è un governo di coalizione.
    Non è così in Germania, dove c’è un governo di coalizione.
    Non è così in Spagna, in Francia, negli Stati Uniti.
    Da nessuna parte c’è la certezza che una parte abbia la maggioranza assoluta e possa esprimere il Governo.

    Mettere insieme legge elettorale e riforme costituzionali è sbagliato perché le due cose seguono strade diverse e, come lei ricorda, c’è l’art. 138 per la riforma costituzionale; per il porcus italicus, dovremo attendere la Corte Costituzionale?

    Non temo Renzi, ma che questo sistema rappresenti una apertura a un rischio di svolta autoritaria è incontestabile.
    Si apre agli stessi identici rischi che furono determinati dalla legge Acerbo. Anche allora De Gasperi cercò di portare al 40% il quorum del 25% voluto da Mussolini. Anche allora molti moderati e liberali, Giolitti, Salandra, Orlando… ritennero che non era una buona ed efficace legge, ma che avrebbe contribuito a normalizzare la vita politica. Infatti, la normalizzò… sappiamo come.

    Il suo intervento, al netto della polemica politica che non mi interessa, non fornisce alcun “aiuto alla comprensione della vicenda politica di questi giorni”.

    Cordialmente,

    Sergio Bagnasco

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