Oggi, sugli aspetti più strettamente politici, basterebbe leggere solo Fabbrini sul Sole 24 Ore che svela la vera posta in gioco, sovranisti contro integrazionisti. Posta che sarà più chiara il 22 gennaio, col nuovo patto franco-tedesco, non autosufficiente ma aperto a chi accetta il balzo in avanti dell’integrazione.
Altro che sacchetti, canone Rai o altre quisquilie irrilevanti.
Dal 22 gennaio al 4 marzo ci sarà tempo per spiegare cosa si vuole.
Rispetto a questa linea divisoria sarà sempre più evidente che solo la coalizione di centrosinistra intorno al Pd è omogenea in senso positivo, mentre il M5S continua a proporre un referendum che mette a rischio la presenza nell’Ue e nell’euro, LeU oscilla tra l’europeismo di Boldrini e l’uscita dall’Euro di Fassina (nonché le bordate anti-Macron di D’Alema) e il vertice del centrodestra discute se inserire nel programma lo smantellamento della riforma Fornero sulle pensioni, quando l’ultimo Governo Berlusconi crollò appunto per il veto di Bossi di rimettere a posto il sistema pensionistico che era fuori controllo.
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