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Oggi pomeriggio ho partecipato ad un incontro alla Cna e vorrei condividere con voi alcune mie riflessioni

  1. Partiamo dal testo

La convergenza col programma del Pd in termini di obiettivi è pressoché totale.

Finalmente si è messo a fuoco che le PMI, gli artigiani, i commercianti sono parte integrante e fondamentale del nostro apparato produttivo e hanno un ruolo insostituibile.

Anche sugli strumenti mi sembra però che la convergenza sia notevole, a partire dalla valutazione sul jobs act, sull’alternanza scuola-lavoro e sull’obiettivo della crescita degli studenti degli Its.

Per la parte fiscale l’obiettivo è portare sia l’Iri sia l’Ires al 22%.

Ricordiamoci comunque che per gli autonomi è stata abbassata al 25% l’aliquota contributiva per le partite IVA, che la Fornero prevedeva di incrementare al 33%. Nel programma c’è anche l’aumento della deducibilità dell’Imu per commercianti, artigiani e imprenditori che usano gli immobili per le loro attività. Capisco la richiesta di passare dal 20% a quella totale, realisticamente noi prevediamo di farlo gradualmente.

Altri lanciano promesse miracolistiche destinate ad essere smentite dai fatti, noi preferiamo fare cose, magari piccole e graduali, ma serie e costanti nella giusta direzione.

Per quello che riguarda il fisco, ma anche il credito, è evidente che molti problemi si possono risolvere solo al livello europeo, aumentando la convergenza delle politiche e rivedendo alcune scelte sbagliate che sono dipese più da logiche di rapporti di forza tra i Governi, che non da una logica federale: la Nostra è l’unica coalizione omogeneamente europeista.

Le critiche sul codice degli appalti sono fondate, ma teniamo anche presente che è stato consentito l’accesso degli autonomi ai bandi delle PA. Nel rispetto delle direttive europee sulla concorrenza, occorre anche trovare il modo di tener conto della territorialità rispetto ad altri fattori competitivi: non si capisce come possano essere realmente più vantaggiose offerte fatte da imprese a centinaia di km di distanza dal luogo di esecuzione degli appalti e non si capisce come imprese con più avvocati che operai possano risultare sistematicamente più efficienti di altre. Ma la materia è complessa e non si può liquidare con una battuta. Anche in questo caso serve serietà e capire la complessità delle cose, insieme ad una doverosa opera di semplificazione e razionalizzazione della normativa.

Il salario minimo è proposto solo come strumento sussidiario, ovvero in assenza di contratto collettivo, ed anzi su questo mi pare giusto segnalare il rinnovo di molti Ccnl importanti per il comparto artigiano firmati da CNA e dalle maggiori sigle sindacali (logistica e trasporti, moda, chimica e ceramica) tutti nel segno di una maggiore produttività e flessibilità, unita alla valorizzazione degli accordi di secondo livello e soprattutto accompagnato da significativi aumenti salariali (sacrificio per imprese, ma risorsa per famiglie e mercato interno che sta soffrendo molto dal periodo crisi), così come la ripresa del confronto su altri Ccnl molto rilevanti (meccanica, legno-arredo).

  1. Quattro segnalazioni ulteriori

Segnalo quattro brevi punti: i primi due su cose fatte e i secondi su cose da fare

Primo. Qualcuno aveva detto “elimineremo l’IRAP, Imposta Rapina“. Ha vinto e rivinto, ha governato per più di dieci anni, ma l’Irap l’ha lasciata esattamente come l’aveva trovata, non l’ha cambiata nemmeno per una virgola. Il centrosinistra nel primo anno del governo Renzi ha tolto dalla base imponibile dell’Irap la componente costo del lavoro. Per sempre, in modo strutturale. Costo per l’erario: 4,5 miliardi, che prima entravano nelle casse dello Stato e adesso, ogni anno, restano nelle casse delle imprese. Tutto ciò oltre alla riduzione dell’Iri al 22%.

Secondo: i Governi di centrosinistra hanno introdotto il superammortamento e l’iperammortamento e la misura beni strumentali (la cosiddetta nuova Sabatini) per il rinnovo dei macchinari. Funzionano? Il consorzio costruttori macchine utensili segnala per il fatturato 2017 più 86% rispetto al 2016. Tutto è stato rifinanziato con l’ultima legge di bilancio.

Terzo: dopo alcuni interventi già effettuati, ora il programma prevede un vero e proprio statuto dei lavoratori autonomi, comprensivo dell’estensione della dichiarazione precompilata per lavoratori autonomi e piccoli imprenditori (andrà affinata, perché sappiamo che all’inizio la sperimentazione può portare a problemi ed errori, ma è comunque una scelta strategica) e dell’estensione degli 80 euro ai medesimi.  Questo significa che il lavoro è lavoro e che non ci devono essere differenze fra le diverse tipologie, che sia autonomo o dipendente.

Quarto: il programma del Pd prevede l’assegno e la detrazione per carico famigliare uguale per tutti, dipendenti e autonomi. 240 euro di detrazione mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro fino a 26 anni.

I due impegni puntuali più importanti, che non sono solo personali, ma che sono nel Programma:

1 – un intervento normativo che consenta di detassare interventi di welfare da varare con contratti territoriali: il welfare contrattuale e aziendale va visto come integrativo di quello statale (pagina 6 del programma)

2 – fare un tagliando al codice degli appalti con audizioni di esperti del settore a partire dalle associazioni di categoria (come CNA), anzitutto per semplificare le procedure attuative e poi anche per ripensare norme che si rivelassero troppo rigide (pagina 20 del programma Pd).

Sappiate che leggo sempre molto volentieri i vostri commenti. Se vi va, fatemi sapere che ne pensate.

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