Chi appartiene alla maggioranza uscente deve anzitutto fare un bilancio del percorso fatto fin qui, delle scelte di cui si attribuisce la responsabilità.
I nostri parlamentari uscenti hanno lavorato bene insieme, anche con la Coldiretti.
L’Expo è stato un successo e il bilancio legislativo del quinquennio è impressionante.
Parliamo soprattutto delle norme sull’etichettatura, degli interventi soppressivi di Imu, Irpef e Irap agricole, delle leggi contro lo spreco alimentare, contro gli ecoreati e contro il caporalato, sull’agricoltura biologica e sociale, della staffetta generazionale.
Il programma del Pd, forte di questa credibilità, si spinge oltre con la proposta del reato di agropirateria, con i mutui a tasso zero e con la corsia preferenziale per poter utilizzare terre di proprietà pubbliche.
Senz’altro si possono prendere a riferimento anche le proposte che ci proponete nel vostro manifesto, anche perché a costo zero.
Resta però tra noi una differenza, il giudizio sul Ceta, che per onestà intellettuale e politica dobbiamo qui esplicitare. Non ho la pretesa di convincervi, però non saremmo sinceri se non ribadissimo il nostro punto di vista: un Paese che è tra i principali esportatori del mondo ha tutto il diritto di fare battaglie sulla trasparenza, insistendo in Europa per norme analoghe a quelle interne sull’etichettatura, sulla provenienza dei prodotti, ma non può scegliere il protezionismo. Per chi esporta il protezionismo è tutto in perdita, sollecita reazioni penalizzanti sul mercato mondiale che compensano più che ampiamente i presunti vantaggi. Questo è e sarà il nostro punto di vista. Lo aveva spiegato molto bene anche il Presidente Mattarella nella sua visita in Canada del giugno 2017, richiamando la complementarietà delle nostre economie. Ma c’è di più, c’è una questione di realismo che vi invito a considerare e che, almeno questa, vi prego di considerare. C’è un prima e un dopo 21 settembre 2017: quella è la data in cui il Ceta, trattato misto (della Ue e degli stati) è entrato in vigore per la parte trattata dalla Ue in quanto tale. E’ formalmente un’entrata in vigore provvisoria e parziale, però dal punto di vista quantitativo si tratta di circa il 90% del Trattato. Qualcuno può davvero pensare che sia un fatto reversibile dal punto di vista sostanziale? Che dopo mesi e mesi di entrata in vigore della parte più rilevante si possa davvero tornare indietro? Evidentemente no, ma questo non lo dico io e non lo dice il Pd italiano, lo ha spiegato il commissario europeo Moscovici in un’audizione all’Assemblea Nazionale francese che nei prossimi mesi lo approverà, così come lo approverà la Germania. Inviterei pertanto a un sussulto di realismo e ad impegnarsi quindi non in una battaglia ormai obiettivamente a tempo scaduto, ma nell’impegno costruttivo per rafforzare la difesa dell’etichettatura sul piano europeo e nella battaglia europeista per l’espansione del bilancio comunitario, senza la quale le politiche agricole sarebbero penalizzate.
Su questa strada, realista ed efficace, troverete con convinzione soprattutto la coalizione di centrosinistra, l’unica seriamente europeista.
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