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>ANSA-INTERVISTA/ “Colpo di mano secessionisti,rischio sanzioni”

11 Ottobre , 18:53

(di Eva Bosco)(ANSA) – ROMA, 11 OTT – “I secessionsiti hanno tentato un colpo di forza, ma questa forza non ce l’hanno né in Catalogna – dove non è affatto chiaro se siano maggioranza – né in Spagna, né all’estero. O tornano indietro, ma per loro è molto problematico, o subiranno alcune sanzioni tra quelle previste dall’ordinamento”. Per il costituzionalista Stefano Ceccanti, interpellato dall’ANSA, la situazione determinatasi in Catalogna dopo il referendum ha messo in una posizione di debolezza i secessionisti di Carles Puidgemont e ha determinato uno stato di grande incertezza, dove anche inquadrare i diversi passaggi è molto complesso. – La dichiarazione di indipendenza è stata seguita da una ‘sospensione’. Questo cosa significa politicamente? “La posizione del Governo e del Parlamento della Catalogna non sono chiari. In Aula il Presidente ha dichiarato che c’è un’indipendenza sospesa, ma nella dichiarazione essa è affermata senza sospensione. Dal punto di vista delle istituzioni spagnole siamo comunque fuori dalla legalità costituzionale perché non è ammissibile nessuna rottura dell’unità nazionale, principio supremo della Costituzione, anche solo se esistesse, ma fosse sospeso. Nel secondo caso, però, la situazione sarebbe più grave perché ci si dovrebbe attendere atti conseguenti per prendere con la forza il controllo del territorio”. – La sospensione che iter seguirà? Va ratificata? “Non c’è nulla di chiaro su questo punto”. – Che conseguenze si prevedono su Spagna e Catalogna? Potrebbero esserci nuove elezioni, a livello regionale? “E’ probabile che il quadro politico regionale non regga o per spinta di Madrid o per implosione della limitata ed eterogenea maggioranza parlamentare secessionista”. – Ma il referendum indetto da Barcellona era legale e Madrid ha commesso errori nel gestire questa vicenda? “Bisogna distinguere. Per quanto riguarda Madrid, si può parlare di errori politici, di mancanza di iniziativa per completare il disegno dello Stato regionale perché la cultura politica del Pp è centralista. Quanto a Barcellona, siamo invece nell’avventurismo perché ci si è presi la responsabilità di uscire dalla legalità costituzionale. Se esci, a meno che tu non faccia una precipitosa fuga all’indietro, delle due l’una: o fondi una nuova legittimità o subisci le sanzioni per quella che hai rotto. Mentre l’autonomia è negoziabile perché un ‘quantum’ di un ‘continuum’, puoi averne di più o di meno, l’indipendenza non è negoziabile, funziona secondo uno schema secco sì/no: o la imponi o paghi dei prezzi”. – Il 22 ci sarà un referendum per l’autonomia in Lombardia e Veneto. Ci sono relazioni, punti in comune? “Ce ne sono stati a monte perché la Corte Costituzionale ha bloccato vari referendum incostituzionali in Veneto, cosa a cui la Regione, a differenza della Catalogna, si è adeguata. Per il resto ci si muove chiaramente dentro la Costituzione vigente che consente di rendere parzialmente speciali anche le Regioni ordinarie, anche se ciò deriva da una trattativa tra Governo e Regione, a cui segue poi una legge in Parlamento e a cui i referendum in termini di diritto non aggiungono nulla. E’ solo una scelta politica nella convinzione di rafforzarsi nel negoziato. Vediamo quanto sarà convincente per elettori, Governo e Parlamento”.

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