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La questione della preminenza del diritto Ue

L’Unione Europea sin dalla sua fondazione si basa sul principio della supremazia o primato del diritto dell’Unione sul diritto nazionale. In base a questo principio nelle materie di competenza dell’Unione il diritto europeo prevale su quello nazionale in caso di contrasto. Questo principio è semplice ed è non solo essenziale al funzionamento dell’Unione, ma altresì alla garanzia dell’uguaglianza dei suoi Stati membri.

 In assenza del principio della supremazia ogni Stato membro potrebbe discrezionalmente decidere quali parti delle normative europee accettare o rigettare. Ciò inevitabilmente determinerebbe la disintegrazione del progetto europeo, come auspicano i governi illiberali della Polonia dell’Ungheria.

Per questa ragione sin dall’inizio delle comunità europee questo principio è stato fatto valere dalla Corte di giustizia, a partire dalla celebre sentenza Costa contro ENEL (causa 6/64).

Questa preminenza si applica non in modo indistinto, ma alle materie su cui si è liberamente deciso di condividere la sovranità. Tanto più tra i Paesi che per loro scelta hanno deciso di condividere non solo un mercato unico, ma addirittura una stessa moneta, l’euro.

Si applica anche talora in modo da tenere presenti le differenze, come nel caso delle direttive per le quali sono consentiti adattamenti nazionali.

Per questo, in sede di Trattato di Lisbona che ha ridefinito puntualmente le competenze Ue, la dichiarazione allegata n. 17 ha riaffermato il principio e ha riportato in allegato il parere del servizio giuridico del Consiglio:  https://eur-lex.europa.eu/resource.html?uri=cellar:2bf140bf-a3f8-4ab2-b506-fd71826e6da6.0017.02/DOC_5&format=PDF#:~:text=La%20conferenza%20ricorda%20che%2C%20per,condizioni%20stabilite%20dalla%20summenzionata%20giurisprudenza.

(leggibile a pag. 10).

Le proposte Meloni che intendono capovolgere questo principio e che con tutta probabilità ispirerebbero l’azione di Governo della destra anche a Costituzione vigente (nel programma della destra si parla di possibile rinegoziazione del Pnrr) hanno quindi due effetti:

1-demolire il livello di integrazione già oggi esistente;

2-dichiararsi indisponibili ad ulteriori livelli di integrazione e, quindi, bloccare di fatto questo necessario processo.

Soprattutto queste dichiarazioni appaiono pericolose se fatte da un esecutivo dell’Eurozona, dove l’integrazione è più marcata, perché incide anche sulla credibilità della moneta comune, ben peggio quindi dei tentativi di Polonia e Ungheria, destinati a soccombere, ma che comunque sono esterni all’Eurozona.

postilla

Esistono certamente regole europee carenti o difettose; difendere la prevalenza del diritto Ue non vuol dire doversi tenere per forza regole sbagliate. Un conto , però,  è cercare di cambiare quelle regole a livello europeo, in modo che comunque valgano per tutti; un altro altra cosa è che ciascun paese faccia prevalere il diritto nazionale su quello UE quando gli pare. Così si distruggerebbe il mercato unico e la costruzione europea, segheremmo l’albero su cui siamo seduti.

 

 

 

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Comments
  • Giuliana Scognamiglio
    Rispondi

    Caro Stefano,
    hai fatto benissimo a richiamare l’attenzione sul tema “privato del diritto UE su quello nazionale” e sul fatto che la destra, in particolare FdI, ha dichiaratamente l’intenzione di adoperarsi affinché questo principio sia travolto.
    La questione è di massima rilevanza e chiama direttamente in causa noi giuristi, che dovremmo unire le forze per contrastare in tutti i modi possibili l’idea di capovolgere il rapporto fra diritto UE e diritto nazionale e per farne capire la irragionevolezza e la pericolosità.
    Grazie per il tuo impegno, che – almeno su questo versante – dovrebbe diventare l’impegno di tutti i giuristi di buona volontà.

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