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In una società aperta tutti gli atti di tutti i poteri, compreso quello giudiziario, si possono commentare e criticare.
Tanto più quando ci sono di mezzo sentenze solo di primo grado e giurie popolari, particolarmente esposte a quel potente e semplificatorio populismo giudiziario che nel nostro Paese, purtroppo per uno Stato liberale, ha una particolare consistenza nell’intreccio tra un pezzo della magistratura dell’accusa, alcuni organi informativi come il Fatto Quotidiano e spezzoni delle forze politiche.
Da questo intreccio non è venuto sin qui molto di buono per l’equilibrio dei poteri, per l’equilibrio nel dibattito pubblico e anche per i diritti di molte persone. Bene leggere quindi, in controtendenza, scritti come quelli di Adinolfi, Bordin e Folli. Se non si parte da questi vaccini di cultura garantista e liberale contro i sacri furori giustizialisti e moralisti, a cui si è aggiunto ieri enfaticamente anche il Presidente della Camera, si va poco lontano per la nostra democrazia.

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