Lettera di De Gasperi a Luigi Sturzo
24 agosto 1952
Caro Sturzo
avevo incasellata la tua lettera del 9 agosto nell’archivio del¬la rassegnazione, quando il 21 c.m., sul viaggio di ritorno da Canazei, incontrai Campilli, appena giunto da Roma, il quale mi disse che gli avevi dato incarico di avvertirmi che avresti scritto un articolo contro il “premio”, presentandolo come un espe¬diente immorale.
Risposi a Campilli che ti avrei subito scritto per dissuaderti dal ripetere l’apprezzamento che già mi aveva urtato quando lo lessi nel tuo articolo su Libertas, e comun¬que di aspettare una mia conversazione.
Ma arrivato qui, già il 22 mattina il servizio stampa mi se¬gnalava i gaudiosi commenti dei giornali comunisti che citavano il tuo articolo de La Stampa, da questa pubblicato proprio nel numero del 21 c.m. . Leggendo poi il testo dell’articolo vi trovai con qualche stupore un certo ragionamento di principi costituzionali che arieggia quelli del rev. Padre Messineo, che tu pure avevi deplorato durante il nostro ultimo colloquio. Se tu non fossi persona estremamente seria, mi permetterei di chiedere a che gioco si gioca?
E anzitutto: ti pare un giusto modo di collaborare con un Governo amico codesto di metterlo in imbarazzo con delle pub¬blicazioni precettive di moralità politica, mentre hai tutti i mez¬zi comunicare a me o ad altri le tue obiezioni, i tuoi suggerimenti? E ti pare generoso e giusto d’intervenire pubblicamente e perentoriamente colla tua autorità morale, aggravando la re¬sponsabilità di chi alla fine deve pur decidere ed eseguire?
E questo, dopo che esplicitamente avevo di recente dichiara¬to, per chiudere la polemica, che niente era compromesso e che mi riservavo di formulare proposte dopo uno scambio d’idee coi partiti democratici? Lo so che su questa pregiudiziale, diremo così, metodologica non sei d’accordo, e me ne sono dispiaciuto altre volte.
Tu preferisci maneggiare le tue armi polemiche sen-za darti pensiero della amarezza che esse producono.
Ma l’inghiottire amaro non sarebbe cosa importante se grave non fosse la situazione parlamentare lavorando sui dati dell’Interno per le elezioni amministrative, abbiamo dovuto con¬cludere che l’attuale sistema darebbe nelle elezioni politiche:
socialcomunisti 221 deputati, D.C. 226, socialdemocratici 37, Lib. 15, Pri 10, destra 71; ossia i quattro partiti del cosiddetto centro sommerebbero 288 voti, che non sono la maggioranza; mentre le forze unite dell’opposizione arriverebbero a 292. Co¬me governi? Portando la DC colla destra? Sarebbe frantumarla e anche in tal caso la maggioranza sarebbe minimissima. Ag¬giungi che ciò equivarrebbe a riaprire la questione monarchica, a spezzare irreparabilmente l’unità del partito, a provocare una instabilità di Governo che rovinerebbe rapidamente il sistema e ci porterebbe al comunismo.
Per niente Stalin, parlando con Nenni, non s’interessa così in dettaglio del sistema elettorale italiano! E’ di fronte a questa mi¬naccia che tu stai dissertando sopra “lo spirito istituzionale con¬naturale al sistema elettorale” o mi vuoi far credere che mette¬rebbe conto di affrontare una grossa battaglia in Parlamento per far passare le alcune rettifiche strutturali che tu proponi?
Se tu insistessi in questa impostazione della polemica per arrivare all’uninominale, in quanto alla finalità, non avrei da obiettare; ma se tale è il tuo scopo tattico, tu non puoi procedere in modo da sbarrare preventivamente ogni altra via, presentan¬dola come illecita dal punto di vista morale e costituzionale; perché essendo chiaro che l’uninominale incontrerà delle diffi¬coltà, qualora queste non potessero venir superate, non rimar¬rebbe altra alternativa che il sistema attuale: quindi tu lavori per l’opposizione.
Le difficoltà contro l’uninominale provengono specialmente, come sai, dai socialisti democratici, perché l’uninominale li sop¬prime; e piuttosto che la morte preferiscono il ritorno a Nenni. Lo so, si può essere di diverso parere circa le possibilità di svi¬luppo dei socialdemocratici, ma quello ch’è errore certo è di spingerli verso i socialcomunisti.
Tu presenti la difficoltà e nel tuo articolo cerchi di cavartela con un predichino diretto alla responsabilità dei partiti minori, ma i partiti accettano più o meno volentieri esortazioni, e pre¬feriscono i mandati.
Comunque, a me pare che l’equivoco più pericoloso sia quel¬lo di condannare come premio
illecito e immorale ogni maggiorazione al di sopra della rappresentanza proporzionale. L’attua¬le sistema delle amministrative, p. e. sopra 10 mila abitanti è un sistema di premio? No, è un sistema maggioritario con rap¬presentanza delle minoranze. E perché il sistema di concedere al partito o alla coalizione di maggioranza i 2/3 dei mandati do¬vrà giudicarsi moralmente: meno nobile del sistema maggiorita¬rio puro che in un collegio uninominale o di lista attribuisce al¬la maggioranza tutti i mandati? Siamo nella logica del sistema di maggioranza. Vero è che impropriamente si e confuso sui giornali questo sistema maggioritario col sistema della propor¬zionale, corretta con un premio; ma nel sistema dei 2/3 – spe¬cie se, come io ritengo, se ne vincolerà l’applicazione al raggiun¬gimento del 50,01 per cento – il principio democratico della mag¬gioranza che governa e della minoranza che controlla è salva¬guardato.
Questo sistema maggioritario dei 2/3 ha naturalmente di¬verso effetto, se il computo viene fatto su base nazionale o lo¬cale (regionale e provinciale). Nazionale 392 seggi alla maggio¬ranza, di cui 282 alla D.C. e 110 ai partiti minori di centro; lo¬cale i seggi si riducono alquanto.
Avvertirai che questo sistema. è ben diverso dal listone Acer¬bo sia per l’inquadratura,che per il quorum. Esso dovrebbe at¬trarr socialisti, perché il gruppo Saragat-Romita riuscirebbe di circa 60 deputati in confronto della trentina di Nenni.
Infine ci siamo preoccupati di rendere digeribile il sistema nominale ai partiti minori progettando collegi plurinominali di lista (5 o più) in modo che col collegamento i partiti minori possano avere la loro parte.
Non so precisamente se questa fosse anche l’idea di Alessi
Anche questo ha i suoi vantaggi e i suoi danni; ma è per noi discutibile. Vedremo gli altri. Come vedi, facciamo del nostro meglio per uscirne e niente di più. Non desideriamo che d’esse¬re aiutati: da persone esperte e competenti, quale tu sei; ma condanne e diffide perentorie sui giornali non giovano. Si può¬ discutere su ogni progetto. Non sono inchiodato a uno solo, ma trovo inaccettabile l’argomentazione moralistica per rifiutare in principio l’uno o l’altro. Qui sta il veleno della polemica. C’è infine da considerare la proposta di Rossi (Soc. Democratico) di limitare la riforma ai resti; di applicare cioè o il sistema D’Hondt¬ oppure di rinunziare a qualsiasi coefficiente, in modo che gli au-mentati resti si attribuiscano tutti, proporzionalmente, allo schie¬ramento di maggioranza. Su ciò è bene ancora non discutere pubblicamente.
La situazione è estremamente difficile: abbiamo bisogno del¬la testa serena e dei nervi tranquilli. Senza dubbio, non si deb¬bono mutare sistemi elettorali con frequente leggerezza; ma non è tutta la nostra Costituzione, tutto il nostro sistema rappresen¬tativo fondato sopra un presupposto di lealtà democratica, che in realtà si è rivelato non esistente? Non è la minima precauzio¬ne che possiamo prendere quella di difenderci contro l’abuso dell’organismo democratico meditato e tentato da chi vuole stran¬golare la democrazia? In verità o questa terribile minaccia esi¬ste, e allora tutta la nostra politica si giustifica, o è immaginaria e inventata come uno spauracchio per suscitare reazione, e allo¬ra hanno ragione non i costituzionalisti che si richiamano ai sa¬cri testi, ma i socialcomunisti che ne vogliono abusare per con¬trabbandare la dittatura totalitaria.
Non vedo come si possa schivare tale alternativa. Io credo alla minaccia e, tremando per la responsabilità che grava sulle mie spalle, cerco di provvedere fino che c’è tempo.
Forse esiste, vero, anche un’altra spiegazione di certo at¬teggiamento oppositorio. Se si ritiene desiderabile o agevole un accostamento della D.C. verso i partiti di destra, può darsi che si veda l’avvenire con minore preoccupazione; il che, in ogni caso si fonda a mio parere, su un errore di calcolo. Ma se questo eclettismo di alleanze può apparire agevole a chi sta fuori della mischia, non potrà certo apparire tale a un uomo sperimentato e a un politico geniale quale sei tu. Suppongo solo che un qual¬che influsso possa esercitare su te la particolare situazione del Mezzogiorno; ed è vero che anche in questo problema Nord e Sud mal si combinano; ma non vedo il rimedio, se non in quella azione di bonifica economica che abbiamo energicamente avviato e vogliamo continuare.
Campilli mi ha detto di altre tue lagnanze riguardanti altri settori. Si fa quel che si può e non è certo quanto basti, ma in via di massima non puoi dire che Campilli per la Cassa non sia un motore energetico capace di creare e garantire ulteriori svi¬luppi. Non possiamo, in democrazia, mettere in dubbio il valore della critica, ma ricordati che siamo alla vigilia di una grossa bat¬taglia campale ed evita, più che possibile, di prestare armi alla polemica avversaria.
Non so se questo sia un diritto di chi lavora fino all’esauri¬mento, ma forse è un diritto dei giovani che si batteranno con generosità di spirito per la salvezza della Patria.
Scusami se mi è sfuggita qualche parola aspra. E’ detta in confidenza: di fronte al pubblico me ne sto in silenzio, fin che posso, come uno scolaretto al richiamo del maestro.
Cordialmente tuo
De Gasperi