Oggi a Pisa ho preso parte ad un incontro in Confedilizia.
Qui di seguito il manifesto redatto da Confedilizia nazionale e successivamente trovate le mie riflessoni su ogni punto proposto.
Punto 1: la riduzione della pressione fiscale in Italia, nei limiti compatibili con lo stato delle nostre finanze pubbliche, va concentrata anzitutto sul reddito d’impresa e da lavoro, ancora penalizzati rispetto alla media Ue, nonostante i grandi passi in avanti. Ciò non significa che non si possa e non si debba ridiscutere la composizione del gettito derivante dal settore immobiliare per renderlo più funzionale alla sua modernizzazione e agli investimenti giustamente auspicati dal punto 2 (investimenti immobiliari e dal punto 3 (estensione della cedolare secca).
Il centrosinistra, però, questa direzione l’ha già intrapresa introducendo misure di riduzione della pressione fiscale sulla casa, per almeno 3,5 mld di euro: IMU prima casa e IMU ridotta per affitto a canone concordato; ha varato la cedolare secca e non solo ha confermato le forti detrazioni IRPEF per ristrutturazioni edilizie e interventi per risparmio energetico, ma ha operato perché esse possano concretamente applicarsi anche e finalmente) ai grandi palazzi anni 50-60-70. In questo senso ha varato modifiche alla normativa prima nella manovrina e poi in legge di bilancio. Nei prossimi giorni, il Mef annuncia l’emanazione di una nuova circolare dell’agenzia entrate che dovrebbe risolvere definitivamente il problema.
Punto 3: Confedilizia propone di estendere la cedolare secca agli affitti di negozi. Il PD è d’accordo, ma dobbiamo tutti impegnarci per superare un grande ostacolo: la valutazione di Dipartimento delle Finanze del MEF è che questa misura comporti oneri molto grandi per il bilancio. Per questo, proponiamo di procedere per gradi successivi: prima quelli di certe aree, sfitti da un po’ di anni, poi altri, progressivamente. Chi dice sì a procedere su tutti gli affitti, immediatamente, o non sa di cosa parla o conosce la realtà e inganna gli interlocutori.
Punto 4: salvo situazioni di emergenza, in quanto tali per definizione transitorie, non si può far pesare la giusta tutela del diritto alla casa sulla proprietà immobiliare. Un utilizzo più efficiente del patrimonio edilizio pubblico può rendere possibile il rilancio degli investimenti nell’edilizia abitativa pubblica. Un mercato privato efficiente è a sua volta la via maestra per rendere disponibile a tutti il bene casa.
Condivisibile anche il punto 5, compresa la sua gradualità: si cominci a liberalizzare dai segmenti alti del mercato.
Punto 6: riqualificazione energetica e sismica. Con la Legge di bilancio 2018 sono state già varate detrazioni fino all’85 per cento.
Punto 7: nella prossima legislatura intendiamo estendere a tutti i contribuenti la piena cedibilità del credito fiscale anche a banche e intermediari finanziari, per favorire interventi di rigenerazione a partire dai condomini delle nostre periferie, con effetti positivi su ambiente, sicurezza sismica e attività edilizia. Vi sono poi problematiche locali legate al senso di degrado e criminalità che oggi si riscontrano nel cliente e che lo rendono meno incline all’acquisto. Ci saranno qui le ricadute positive delle nuove assunzioni nelle forze di polizia
Il pacchetto di proposte contenuto al punto 8 sulle permute immobiliari è un’ottima base di partenza per il confronto.
Sul punto 9, l’affiancamento al potenziamento del settore alberghiero, che resta strategico per un comparto turistico che voglia proporsi ad alto valore aggiunto, di una valorizzazione di forme innovative di messa sul mercato turistico di piccole proprietà immobiliari diffuse, va certamente preso in considerazione, anche per lasciare definitivamente alle spalle la fallimentare stagione dello sviluppo abnorme delle seconde case. Obiettivo della prossima legislatura, sarà anche quello di incentivare la riqualificazione e ristrutturazione degli immobili alberghieri, attraverso agevolazioni come l’iperammortamento del Piano Impresa 4.0
Naturalmente d’accordo sul punto 10.
E’ però difficile impostare bene questi interventi se non si ha chiarezza sui fondamentali: il programma del M5S ha ancora ampie riserve sulla permanenza nella zona euro e su quello del centrodestra incide pesantemente l’approccio sovranista della Lega che mette in discussione esplicitamente l’appartenenza alla Ue (non solo all’Euro) con riflessi significativi anche sul programma comune della coalizione.