Mentre i quotidiani sono ancora ossessionati dal risiko delle coalizioni, sopravvalutandone l’impatto sul voto, nonché dell’aggregazione strutturalmente minoritaria sull’estrema sinistra (che come tutte le realtà nuove gode di una copertura mediatica al momento della fondazione, chi si ricorda Fli di Fini e le profezie sui consensi al momento della nascita?), in Europa accadono cose importantissime.
La novità di ieri è l’intervento di Schulz al congresso Spd: sì alla grande coalizione purché ci sia una svolta federale europea a partire dai temi posti da Macron alla Sorbona.
Al di là della scelta della formula (che ha ovviamente le sue controindicazioni se diventa quasi permanente) il discrimine dell’Ue è evidentemente quello decisivo e ciò sarà ben evidente al momento delle elezioni italiane. E’ su quello che si possono giocare, dotandosi di una linea chiara, quella che il Governo ha già, come si ricava solo dall’articolo di Trovati
Per inciso non si capisce perché Schulz non abbia fatto su quel tema la campagna elettorale. Macron parlò due giorni dopo le elezioni tedesche, ma il carattere cruciale della svolta Ue era già evidente.
Insomma, nessuno sottovaluta la cucina politica delle coalizioni, che sono come i carri armati di Risiko (se non ce li hai non combini granché, soprattutto nei primi giri), ma a Risiko si vince se realizzi l’obiettivo che ti è assegnato, se lo persegui coerentemente e lo puoi realizzare anche con meno carri armati di altri. Qui invece si sarebbe spinti da alcuni commentatori a ricaricare carri armati dimenticandosi della carta degli obiettivi.