In Diario
In queste ore si discute di alleanze. Visto che siamo (e saremo) in sistemi proporzionali, s ele forze politiche non cambiano posizione, si possono dare due casi:
-qualcuno (anche con liste coalizionali alla Camera e con coalizioni al Senato) prende più del 40% in entrambe le Camere e governa con quello schieramento;
-se ciò non accade vi sarebbero con tutta probabilità 4 gruppi al Senato (M5s, Lega, Pd e Fi) e forse 6 alla Camera (si aggiungerebbero una lista di sinistra e una centrista).
In quel caso, dopo le elezioni tedesche, e quindi nella prospettiva di un balzo di integrazione politica sono precluse di fatto coalizioni con posizioni interne eterogenee su Euro e referendum Euro, per cui o vi è un’alleanza sovranista tra le forze che corrispondono a Farage e Le Pen o una tra quelle che corrispondono a Pse e Ppe oppure si torna a votare a ripetizione.
Di conseguenza non ha senso quanto dice Andrea Orlando quando prospetta un’unica alternativa secca tra alleanza con Pisapia o con Forza Italia: Il Pd è potenzialmente coalizzabile con Pisapia prima delle elezioni per raggiungere il 40%, ma se ciò non accade, dopo le elezioni, e ammesso che non ci sia una maggioranza sovranista, può trovarsi nella posizione di scegliere solo un’alleanza tra tutti gli altri gruppi fino a Forza Italia (come ha dovuto fare per due volte Bersani) o tornare a votare subito. Tutto opinabile nel merito, per carità, ma la logica è questa. Anche per questo in prospettiva bisognerebbe liberarsi del proporzionale.
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