In maniera piuttosto sconcertante il Corsera ci annuncia una possibile svolta europeista del M5s. Essa svolta consisterebbe nel fatto che il M5s si opporrebbe solo al fiscal compact e non all’euro.
1-contrariamente a quanto dicono Grillo e Casaleggio (se la sintesi è giusta) nei prossimi mesi noi non dobbiamo affatto ratificare il fiscal compact. Lo abbiamo fatto con una legge 5 anni fa. La legge è quella 23 luglio 2012, n. 114;
2-la cosa che c’è da fare, lo dice l’articolo 16 del Trattato, è quella, entro cinque anni dall’entrata in vigore (che è stata l’1 gennaio 2013) di accordarsi per inserirlo nei Trattati dell’Ue mentre per ora vive a latere di essi;
3-qualora non ci si riuscisse, il Trattato resta comunque vigente e non è comunque separabile dal funzionamento all’Euro perché i suoi meccanismi sono agganciati ad esso;
4- il cuore del Fiscal Compact, peraltro, stava nell’internalizzazione di alcuni vincoli di stabilità di bilancio in fonti superiori alla legge ordinaria. Sono i vincoli che noi abbiamo inserito in Costituzione, a cominciare dal nuovo articolo 81, con la legge costituzionale 1/2012. Quand’anche volessimo denunciare (non ratificare) il Fiscal Compact (ma questo porrebbe problemi all’Euro) dovremmo anche e soprattutto cancellare quella revisione costituzionale;
5-il dibattito europeo Merkel-Macron non ha nulla a che fare con tutto ciò. Verte sull’idea che a fianco di questi vincoli, che resterebbero, si possa aggiungere una nuova governance che crei sviluppo a livello di unione federale. Li discute perché parziali secondo uno schema federale classico per cui le singole unità sono tenute alla stabilità di bilancio mentre lo sviluppo lo traina il livello più alto, quello federale.
Insomma, se le notizie sul seminario sono giuste e se non ho frainteso qualcosa, la presunta svolta del M5s al momento è forse solo una variante della corazzata Potemkin.