In Diario
Trent’anni fa Rocco Buttiglione fu tra i protagonisti di un cattolicesimo identitario che guardava con sospetto ogni idea di mediazione. Quella che poi si sarebbe chiamata la retorica dei principi non negoziabili, allora affermata con decisione in connessione con la destra politica. Sembrava che essere cattolici significasse cercare di fermare la secolarizzazione sul piano politico impedendo leggi di regolamentazione dell’aborto o qualsiasi riconoscimento dei diritti dei gay. Bianco e nero. Affermazione dei valori contro loro tradimento.
A volte invecchiare fa molto bene.
Mi trovo infatti Buttiglione in ben tre casi affermare un ragionamento opposto, più attento alle complessità. Prima ha votato la legge sulle unioni civili, poi ha difeso il papa sugli itinerari personalizzati per i sacramenti ai divorziati risposati contro i cardinali fermi ai principi non negoziabili. e ora sull’immigrazione a segnalare l’esigenza di equilibrio tra principi e interessi diversi, così come dal punto di vista laico fa Massimo Adinolfi.
Non aiutano invece quei cattolici (e non) che spostano a sinistra, sull’immigrazione, la retorica sui principi non negoziabili, che era sbagliata ieri nella sua unilateralità su aborto e persone omosessuali e che è sbagliata oggi anche su quel tema. E’ una retorica sbagliata in sé, sia quando è usata a destra sia quando è usata a sinistra. Ci troviamo spesso su scelte opinabili che cercano di tenere insieme principi conflliggenti e sarebbe bene non dogmatizzare mai, prendendo le posizioni altrui come sbagliate perché sarebbero prive di valori. Soprattutto chi ricorda l’ultimo discorso di Aldo Moro ai gruppi parlamentari sulla politica come esercizio della responsabilità e non come affermazione ideologica di principi e valori dovrebbe ben rifletterci. Sarebbe strano che mentre Buttiglione invecchiando capisce meglio, altri invece che avevano capito se ne distaccassero con nuovi semplicismi.
Poi sulle scelte concrete può aver ragione questo o quello, l’importante è però non abbandonare il principio di responsabilità nelle scelte per affidarsi alla retorica dei principi non negoziabili. Sarebbe una vera regressione.
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  • Roberto Di Giovan Paolo
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    Sono d’accordo.
    Continuo a sentire sulla pelle l’espulsione di noi maggioranza del Ppi… Ma non c’è dubbio che la cultura della mediazione batte tre a zero la cultura della presenza!
    Rdgp

  • Pino
    Rispondi

    E anche qui il relativismo (fuga dall’assunzione delle proprie responsabilità) si fa dogma, o pretende di porsi come tale. Non mi pare che sia un bel progresso.
    Insomma, si ha ben voglia di predicare agli altri. La negoziabilitá o meno dei valori è un fatto di libertà personale.

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