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ANSA-INTERVISTA/ Italicum:”Corte potrebbe abolire ballottaggio”
Giurista Ceccanti,ma non lo auspico.Uso fiducia? Tema non esiste
ROMA
(di Eva Bosco) (ANSA) – ROMA, 17 GEN – Una sentenza “non troppo invasiva rispetto alle prerogative del Parlamento”, che inviterà ad “armonizzare i sistemi elettorali”, ma potrebbe trovare una leva per agire direttamente sul ballottaggio. E’ così che il giurista Stefano Ceccanti immagina la sentenza sull’Italicum che arriverà dalla Corte Costituzionale dopo l’udienza del 24 gennaio.
“L’unico punto dell’Italicum che, personalmente, ritengo realmente critico – sostiene – è quello delle plurielezioni. Le pluricandidature non sono incostituzionali. Ma nella legge manca un criterio univoco da applicare dopo il voto, perché qualora il candidato risulti eletto in più collegi, sta a lui decidere per quale optare. L’interessato potrebbe scegliere anche per quello in cui è stato meno votato, oppure potrebbe danneggiare una persona arrivata prima tra i candidati con preferenze mentre nel collegio a fianco ne scatterebbe un’altra con molte meno preferenze. Quindi, non deve essere l’eletto a decidere, serve un criterio automatico, anche se non è facile per la Corte individuarne uno con una sentenza cosiddetta additiva. Io ne vedo almeno due: o il plurieletto passa dove ha ottenuto più voti in percentuale, oppure nel collegio in cui il candidato dietro di lui ha avuto meno preferenze”.
Nei ricorsi si contestano anche premio e ballottaggio. “Il ballottaggio in sé – osserva Ceccanti – non è incostituzionale.
Serve, come il premio, a garantire la governabilità: nella sentenza del 2014 sul Porcellum la Corte ha detto che la governabilità è valore degno di tutela e ritengo quindi che il premio del 40% sia legittimo. L’elemento che potrebbe creare problema, dopo la bocciatura del referendum costituzionale riguarda il ballottaggio, e forse anche per questo la Corte ha rinviato l’udienza sull’Italicum in un primo tempo fissata il 4 ottobre. Al referendum ha vinto il No e il Senato non ha perso il rapporto di fiducia. Ma l’Italicum vale solo per la Camera.
Quindi in caso di elezioni si avrebbe il voto al Senato che si chiude con un turno unico e quello alla Camera che invece può richiedere il secondo turno; e può accadere che mentre al Senato vengono proclamati gli eletti, la Camera debba attendere il ballottaggio. Questo divarica molto i due sistemi ed è quindi un argomento forte, di fronte al quale la Corte potrebbe fare un intervento demolitorio, eliminando il ballottaggio. Non lo auspico ed esistono controargomenti: in fondo il vincitore alla Camera potrebbe anche cercare appoggi ulteriori al Senato come accaduto nel 2013. Però l’argomento potrebbe fare breccia. Il legislatore a quel punto potrebbe avere due strade: prevedere il ballottaggio anche per il Senato o mettere il premio nazionale anche al Senato lasciando il turno unico. E’ vero che i premi potrebbero anche andare a schieramenti diversi perché solo alla Camera votano i 18-25enni ma finché non si cambia la Costituzione il problema c’è con tutti i sistemi”.
Riguardo al nodo della sentenza autoapplicativa, “bisogna distinguere il piano giuridico da quello politico. Tutte le sentenze sono autoapplicative, la Corte non può lasciare vuoti legislativi, tanto più in materia elettorale, o comunque non può lasciare vuoti che non siano sanabili con un decreto. Altrimenti si paralizzerebbe l’elezione del Parlamento. Ma sul piano politico, se la Corte dicesse ad esempio, come ha già detto il Presidente Mattarella, che le leggi elettorali di Camera e Senato non devono essere troppo dissimili, il Parlamento sarebbe invitato a muoversi in quella direzione e avrebbe vari modi per farlo: avvicinare gli sbarramenti”, che alla Camera sono del 3% mentre al Senato dell’8% per le liste fuori coalizione e del 3% per le liste nelle coalizioni; “decidere tra liste e coalizione; utilizzare anche per il Senato i collegi della Camera.” Uno degli argomenti sollevati per tentare di travolgere l’Italicum, colpendolo alla radice, è che stato approvato col la fiducia: per questo chiedono alla Consulta di accertare se sia legittimo ricorrere a tale strumento per le leggi elettorali. Ma per il costituzionalista il rilievo “non è sostenibile, anzi è inesistente. I regolamenti parlamentari contengono un elenco di materie che non ammettono il voto di fiducia e tra questi, la legge elettorale non c’è. Il problema non esiste”. (ANSA).
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