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Saremo chiamati a breve a decidere il nostro orientamento sul voto di fiducia, la decisione politico-parlamentare più importante di tutti e quindi quella su cui vale massimamente la disciplina di gruppo.
Voterò quindi, come sempre in casi analoghi, in modo disciplinato.
E nemmeno sovraccarico di importanza questa decisione perché il profilo del Pd è comunque chiaro, società aperta e legame con democrazie liberali contro pseudosovranismo putiniano dall’altra parte.
Il mio contributo di partenza alla decisione (disposto a cambiare orientamento se qualcuno mi convincerà, al di là della conformità di voto) sarebbe il seguente:
Pietro Nenni ripeteva spesso la frase di Kant “Fai quello che devi, accada quel che può”. Ora noi dovremmo ragionare come se il nostro voto fosse determinante, a prescindere dalle posizioni degli altri. Se questo è il criterio di voto, avendo noi chiesto un governo di tregua per portarci in modo ordinato al voto, dovremmo votare Sì. Che ne pensate?

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  • Luciano M. Fasano
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    Caro Stefano, ho letto il tuo post. Sicuramente avremo chi ci spiegherà che rischiamo grosso a votare il governo Cottarelli, perché sarà un governo dei tecnici, e certamente dal sostenerlo non trarremo nessun beneficio dal punto di vista elettorale. Ergo meglio astenersi. L’argomento non fa una piega. Se non fosse che non siamo proprio nelle condizioni per nasconderci dietro a un dito. Berlusconi nicchia e in parte soffia sul fuoco (leggevo questa mattina che nelle trasmissioni delle sue reti ha ripreso a dare fiato ai “populisti”). LEG non va da nessuna parte e peraltro è già paralizzata dal fuori onda di D’Alema con Grasso (che ipotizza un 80 per cento di voti al Cinque stelle con lo scontro in atto). La Lega punta dritto a fare il pieno di un voto di destra che sia ad immagine e somiglianza di Salvini, sapendo che una parte dell’elettorato di Forza Italia, nel braccio di ferro con un Berlusconi stanco e non più politicamente forte, se la mangia senza difficoltà. E poi Salvini ha una carta in più fra le mani: Di Maio, dovesse essere riconfermato come capo politico 5stelle, è chiaramente sotto la sua influenza. A questo punto, il fronte dei sovranisti è a ranghi compatti, dietro a Salvini e con il 5stelle in posizione ancillare. Noi avremo un po’ di intellettualità di sinistra smarrita e disorientata dalla piega a destra del M5S (e tanto meglio così, almeno entrano in contraddizione e magari cambiano voto). Lo spazio che dovremo occupare, approfittando anche della finestra di opportunità che ci ha aperto in queste ore Mattarella, sarà quello europeista. Tra l’altro, rischiamo di prendere anche un po’ di voto moderato che ha paura di un centro-destra monopolizzato da Salvini. Ieri sentivo la Gelmini da Vespa: loro credono che con Berlusconi in campo le cose saranno diverse. Ma in realtà tutti i sondaggi ci dicono che Berlusconi non ha più l’appeal di prima! Quindi in una campagna elettorale dove il centro-destra sarà monopolizzato da un Salvini in grande spolvero sovranista, richiamo di prendere anche un po’ di voto moderato che non vuole mettersi nelle mani di Salvini sapendo di rischiare l’exit. Per cui valutiamo bene la scelta su Cottarelli. Perché non sono convinto che un sostegno esplicito a un suo governo tecnico pro-Europa, con la campagna elettorale che si prepara, avrebbe necessariamente il segno e i limiti del sostegno al governo Monti (che comunque per me, dal punto di vista politico, fu una scelta giusta, anzi non accompagnata dalla dovuta consapevolezza e responsabilità politica che avrebbe potuto indirizzare agli elettori un segnale più chiaro sulla nostra collocazione). Quindi io sarei per votare la fiducia a questo governo, ovviamente incorniciandola bene, in vista di una campagna elettorale pro/contro Europa, nella quale questa volta qualche arma che tocca le preoccupazione e i timori degli italiani (quelli che non vogliono fare la fine dei greci) l’avremo a disposizione. Tanto lo scontro sarà quello. E non possiamo che condurlo dalla parte che riteniamo giusta. Se poi l’elettorato italiano dovesse preferire l’exit e quindi Salvini e Di Maio, non potremmo farci nulla. Ma non potremmo nemmeno rimproverarci di non aver fatto la cosa giusta.

  • Luciano Fasano
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    Caro Stefano, sicuramente avremo chi ci spiegherà che rischiamo grosso a votare il governo Cottarelli, perché sarà un governo dei tecnici, e certamente dal sostenerlo non trarremo nessun beneficio dal punto di vista elettorale. Ergo meglio astenersi. L’argomento non fa una piega. Se non fosse che non siamo proprio nelle condizioni per nasconderci dietro a un dito. Berlusconi nicchia e in parte soffia sul fuoco (leggevo questa mattina che nelle trasmissioni delle sue reti ha ripreso a dare fiato ai “populisti”). LEG non va da nessuna parte e peraltro è già paralizzata dal fuori onda di D’Alema con Grasso (che ipotizza un 80 per cento di voti al Cinque stelle con lo scontro in atto). La Lega punta dritto a fare il pieno di un voto di destra che sia ad immagine e somiglianza di Salvini, sapendo che una parte dell’elettorato di Forza Italia, nel braccio di ferro con un Berlusconi stanco e non più politicamente forte, se la mangia senza difficoltà. E poi Salvini ha una carta in più fra le mani: Di Maio, dovesse essere riconfermato come capo politico 5stelle, è chiaramente sotto la sua influenza. A questo punto, il fronte dei sovranisti è a ranghi compatti, dietro a Salvini e con il 5stelle in posizione ancillare. Noi avremo un po’ di intellettualità di sinistra smarrita e disorientata dalla piega a destra del M5S (e tanto meglio così, almeno entrano in contraddizione e magari cambiano voto). Lo spazio che dovremo occupare, approfittando anche della finestra di opportunità che ci ha aperto in queste ore Mattarella, sarà quello europeista. Tra l’altro, rischiamo di prendere anche un po’ di voto moderato che ha paura di un centro-destra monopolizzato da Salvini. Ieri sentivo la Gelmini da Vespa: loro credono che con Berlusconi in campo le cose saranno diverse. Ma in realtà tutti i sondaggi ci dicono che Berlusconi non ha più l’appeal di prima! Quindi in una campagna elettorale dove il centro-destra sarà monopolizzato da un Salvini in grande spolvero sovranista, richiamo di prendere anche un po’ di voto moderato che non vuole mettersi nelle mani di Salvini sapendo di rischiare l’exit. Per cui valutiamo bene la scelta su Cottarelli. Perché non sono convinto che un sostegno esplicito a un suo governo tecnico pro-Europa, con la campagna elettorale che si prepara, avrebbe necessariamente il segno e i limiti del sostegno al governo Monti (che comunque per me, dal punto di vista politico, fu una scelta giusta, anzi non accompagnata dalla dovuta consapevolezza e responsabilità politica che avrebbe potuto indirizzare agli elettori un segnale più chiaro sulla nostra collocazione). Quindi io sarei per votare la fiducia a questo governo, ovviamente incorniciandola bene, in vista di una campagna elettorale pro/contro Europa, nella quale questa volta qualche arma che tocca le preoccupazione e i timori degli italiani (quelli che non vogliono fare la fine dei greci) l’avremo a disposizione. Tanto lo scontro sarà quello. E non possiamo che condurlo dalla parte che riteniamo giusta. Se poi l’elettorato italiano dovesse preferire l’exit e quindi Salvini e Di Maio, non potremmo farci nulla. Ma non potremmo nemmeno rimproverarci di non aver fatto la cosa giusta.

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